La preghiera ecumenica per l’Europa «bella e problematica»

Veglia con il cardinale Koch ai Santi Apostoli. Galantino: «Aprire nuove strade». Riccardi: «L’idea europea non fu confessionale ma molto cristiana»

Veglia con il cardinale Koch ai Santi Apostoli. Galantino: «Impegniamoci ad aprire nuove strade». Riccardi: «L’idea europea non fu confessionale ma molto cristiana»

I Trattati di Roma sottoscritti il 25 marzo 1957 suggellarono la pace e la cooperazione tra i popoli europei. Per il 60° anniversario la rete di comunità e movimenti cristiani “Insieme per l’Europa” ha riunito, venerdì 24 marzo, nella basilica dei Santi XII Apostoli, numerose autorità religiose rappresentanti le varie confessioni, tra cui la Chiesa evangelica luterana, quella ortodossa russa, la Tavola valdese, il Patriarcato ecumenico di costantinopoli. Una veglia di preghiera ecumenica per l’Europa, presieduta dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, per testimoniare che comunione, riconciliazione e unità sono ancora possibili.

La veglia, che con lo stesso spirito si è svolta in altre 34 città europee, da Lisbona a Szeged, da Bruxelles a Matera, è stata aperta da una preghiera di ringraziamento per i tanti anni di pace e per il crollo dei muri, seguita da una richiesta di perdono per gli egoismi e l’indifferenza verso i rifugiati. «Possiamo aiutare quest’Europa bella ma problematica, con la tentazione di rinchiudersi in se stessa, sempre tentata ad innalzare nuovi muri, impegnandoci ad aprire nuove strade e a ipotizzare nuove possibilità, osando di più e lottando contro il fatalismo. In questi giorni di tristezza e di sorpresa il fatalismo è sempre in agguato, come l’assuefazione: due malattie mortali, non solo per il credente», sono state le parole di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. « Il discepolo di Gesù è chiamato a seguire una segnaletica ben definita – ha proseguito -, fatta di passione per le opere di pace, di attenzione misericordiosa e accogliente verso gli altri, di vita vissuta nella povertà e segnata dalla sobrietà». Meditando il brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù esorta i discepoli ad essere «sale della terra e luce del mondo», ha aggiunto: «Dobbiamo tornare a sorridere e far sì che a chi ci incontra torni il sorriso perché si sente compreso, perché incontra gente che non sopporta lo spirito gretto, guerrafondaio, discriminante». Per questo al credente oggi è «richiesta tanta delicatezza», perché deve imparare a coltivare «il disgusto che provoca la pretesa, sempre più forte e invadente, di imporre un pensiero unico e non disposto al confronto».

Per lo storico Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, oggi «l’Europa sembra non proteggere più i suoi cittadini», non c’è memoria degli orrori della guerra, a cui oggi è quasi “normale” fare ricorso «ma è folle perché la guerra produce guerra». Gli egoismi, ha proseguito, hanno bloccato lo slancio che avrebbe permesso all’Europa di essere protagonista nello scenario mondiale e «rischiano di bloccarla e divorarla dall’interno. Spingono a ritornare padroni dei destini nazionali e a vedere negli altri una minaccia. Così riacquistano valore le frontiere», che per lo storico possono diventare muri che illudono di proteggere ma in realtà «manifestano la decadenza». Da qui l’invito ad essere «attori forti e coesi. Un’Europa chiusa o divisa sarà sommersa dai mercati e dai giganti economico-politici in uno scenario globale e interdipendente. Ci vuole “più” Europa – ha rilevato lo storico -, se vogliamo che sia la terra dei giovani e che sopravviva la nostra identità umanistica, religiosa e di diritti. Un mondo senza Europa mancherà di una forza di pace e di sapienza storica». Ai cristiani e alle Chiese l’invito a far sentire la propria voce quando le frontiere diventano muri e c’è il rischio di guerre perché «l’idea europea non fu confessionale ma molto cristiana: crebbe con la passione delle Chiese di allora».

Ruba Khouri, rifugiata siriana arrivata in Italia con i corridoi umanitari, ha raccontato il dramma della fuga dal suo Paese con il marito e il figlio di 9 anni e ha ringraziato per l’accoglienza trovata. «Voi avete la pace da tanti anni e potete aiutare chi scappa dalla guerra – ha detto -. Il mio desiderio più grande è quello di vivere in un mondo dove regna la pace». Per Gerhard Pross, moderatore di “Insieme per l’Europa”, «l’Europa vive un tempo di sconvolgimenti, costellato da atti di terrorismo, in cui i cattivi fantasmi che ci hanno portato più volte alla catastrofe tornano a farsi vivi. Noi ci impegnano per un’Europa che riconosce le diversità come ricchezza e vive insieme in pace ed unità».

27 marzo 2017