La preghiera per i 37mila migranti “morti di speranza”

3.139 le vittime dei viaggi verso l’Europa nel 2017; 802 nei primi mesi del 2018. Il vescovo Semeraro: «Morire cercando la vita è un paradosso». Impagliazzo: «Canali legali per l’immigrazione»

Beauty e Blessing, nigeriani; Mahmadou, senegalese; Moussa, Ousman, Diarra, del Gambia; Christian e Blondine, del Cameroun. Per ogni nome scandito, una candela accesa. Per ogni storia ricordata, la commozione dei compagni di viaggio che sono riusciti a salvarsi. In una gremita basilica di Santa Maria in Trastevere ieri sera, giovedì 21 giugno, sono stati commemorati i 2.677 migranti che, da giugno 2017 a oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo, nel deserto o alla frontiera, cercando di raggiungere l’Europa, e si è pregato per tutti i 36.998 morti e dispersi dal 1988 ad oggi.

Complessivamente, nel 2017 le vittime dei viaggi della speranza sono state 3.139; 802 nei primi mesi del 2018, stando ai dati aggiornati al 19 giugno. Uomini, donne, bambini anche piccolissimi, provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto dall’Africa, dalla Siria, dal Medio Oriente, che cercavano un futuro migliore. A loro era dedicata “Morire di speranza”, la veglia ecumenica presieduta dal vescovo di Albano Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei cardinali, organizzata in occasione della Giornata mondiale del rifugiato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme a tante associazioni che lavorano ogni giorno per dare un futuro a chi arriva nel nostro Paese: Acli, Centro Astalli, Caritas Italiana, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione.

All’inizio della celebrazione è stata portata in processione e collocata sull’altare una grande croce realizzata con le assi dei barconi trovati sulla spiaggia di Lampedusa. Tra i banchi di Santa Maria in Trastevere centinaia di persone di ogni nazionalità e diverse confessioni cristiane. Alcuni sono arrivati con i barconi, altri con i corridoi umanitari, grazie al progetto realizzato da Sant’Egidio insieme alle Chiese protestanti italiane e alla Cei che permette un ingresso legale per i profughi dal Libano e dall’Etiopia. Presenti anche i rappresentanti delle varie confessioni. Nel portico della basilica era stata allestita una mostra fotografica con scatti di salvataggi in mare, naufragi, migranti che cercavano di superare il muro tra il Messico e gli Stati Uniti o il reticolato tagliente a Melilla, tra Spagna e Marocco. Ad aprire la carrellata fotografica, i volti di alcuni dei 360 morti nel drammatico naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa.

Durante la veglia si è pregato per la pace in Siria, per l’Africa e per l’Europa affinché non rinneghi sé stessa e il suo umanesimo, ma apra nuovi corridoi umanitari e torni ad accogliere e soccorrere. Una preghiera è stata recitata anche per i rifugiati e i migranti affinché i loro volti e le loro storie non siano cancellati dalle parole gridate. Durante la sua omelia il vescovo Semeraro, meditando il racconto evangelico del giudizio finale, ha evidenziato che entreranno nella vita eterna «le persone che hanno dato da mangiare e da bere, hanno curato, visitato e servito uomini e donne senza chiedere loro: “Tu chi sei?” La carità, chiunque la faccia, a chiunque la si faccia, viene dallo Spirito perché proprio considerando quell’amore donato a chiunque Gesù ci dirà: “Lo avete fatto a me”». Commentando il tema della veglia “Morire di speranza”, il presule ha osservato che rappresenta un paradosso perché si vive di speranza. «Morire cercando la vita, questo è il paradosso» ha affermato.

Il nuovo vescovo del settore Est Gianpiero Palmieri, che sarà ordinato domenica 24 giugno, ha voluto formulare una preghiera affinché «lo spirito di umanità che si esprime nell’accoglienza ci spinga a compiere gesti coraggiosi e a dire parole di accoglienza». Il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo è tornato a lanciare un appello all’Europa ad «aprire canali legali per l’immigrazione altrimenti ci saranno sempre morti e sofferenze. Bisogna smettere di pensare che l’immigrazione stia travolgendo le nostre società. Non è così, i numeri ci dicono tutt’altro. Quest’anno in Italia sono sbarcate l’80% di persone in meno. È un fenomeno gestibile se la politica decide di farlo». Donatella Parisi, responsabile della comunicazione del Centro Astalli chiede invece «di aprire quote di ingresso per i lavoratori stranieri perché l’Europa e l’Italia hanno bisogno di manodopera» e che ci si occupi di ricollocamento e reinsediamento, «ossia di una equa distribuzione dei rifugiati in tutta Europa».

22 giugno 2018