Le vedove consacrate, «segno di testimonianza per chi non spera più»

Presieduta dal vescovo Di Tora la celebrazione con la consacrazione di tre donne nell’Ordo viduarum: Gelmina, Renata e Palma Enrica. Le testimonianze: «Un ritorno alla vita»

Tre vedove sono state consacrate, sabato 7 gennaio, nell’Ordo viduarum della diocesi di Roma, dopo aver espresso la propria volontà di perseverare nel proposito della castità perpetua, di essere unite a Cristo con solenne rito nuziale nel servizio alle famiglie e alla Chiesa e di vivere in spirito di povertà e di obbedienza a Gesù, custodendo l’umiltà, la pazienza, e la mitezza. Si tratta di Gelmina Faggiana, 84 anni, vedova di Fernando da due anni e mezzo, Renata Gabellini, 79 anni, vedova di Carmine da sei anni, e Palma Enrica Pietrini, 69 anni, vedova di Fabio da tre. Con loro sale a 31 il numero delle vedevo consacrate nell’Ordine diocesano.

La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Guerino Di Tora, delegato diocesano dell’Ordo viduarum, si è tenuta nell’abside della basilica di San Giovanni in Laterano. Istituito nella diocesi di Roma il 24 novembre 2013 dall’allora cardinale vicario Agostino Vallini, l’Ordo viduarum non è nuovo nella Chiesa. «È un carisma laicale già presente nelle prime comunità cristiane e riscoperto dopo il Concilio Vaticano II», ha spiegato il presule, evidenziando come «la fedeltà alla vita cristiana vissuta nel matrimonio con lo sposo del passato, oggi continua nella fedeltà a Dio all’interno della Chiesa, la quale vi dà il mandato di una ministerialità tutta femminile». Di Tora si è quindi soffermato sul senso di incertezza e di solitudine generato dalla vedovanza. «Chi ha vissuto tanti anni accanto a una persona, vivendo in simbiosi totale, sa quanto sia difficile ritrovarsi soli – ha affermato -, fa esperienza di precarietà e di incertezza». Le vedove consacrate, ha proseguito, consapevoli che la sicurezza dimora nel Signore, possono essere «testimonianza a chi non ha più speranza». Chi nella propria vita ha incontrato Cristo può infondere speranza a chi non sa guardare al proprio futuro, a chi è solo, a chi vive fallimenti matrimoniali o dissidi familiari.

«Sono tante oggi le condizioni sociali ed economiche difficili, i vuoti di valori – ha spiegato il vescovo -. Il vostro ministero è quello di portare una parola di speranza in queste realtà». Carisma dell’Ordine è quindi quello di arricchire la vedovanza in un’esperienza di fede e di testimonianza, è il dono di sé al Signore che per Di Tora si esprime in «modi semplici, con un mandato che potrebbe essere quello di ogni cristiano»: l’ascolto della Parola, la preghiera personale e comunitaria e il servizio al prossimo.

La liturgia, animata dal coro della basilica di San Giovanni in Laterano diretto da Roberto Santi, è stata ricca di riti esplicativi come la benedizione delle fedi nuziali. Le tre donne le hanno consegnate al vescovo il quale, dopo la preghiera di benedizione, le ha poste al dito delle vedove come «vincolo di consacrazione al Signore, sposo celeste», consegnando a ciascuna, nel contempo, un crocifisso e il libro della Liturgia delle Ore.

Visibilmente emozionate le tre donne, accompagnate dai loro familiari, dagli amici e dai sacerdoti delle comunità parrocchiali di appartenenza. Gelmina Faggiana ha tre figlie e sei nipoti. Con il marito ha sempre partecipato attivamente alla vita della comunità parrocchiale di San Romano Martire al Tiburtino. Ha conosciuto l’Ordo viduarum grazie ad un’amica che ne faceva già parte e che la invitò agli esercizi spirituali. «È stato un ritorno alla vita – dice -. Dopo la morte di Fernando mi stavo chiudendo in me stessa». Palma Enrica Pietrini, mamma di tre figli e nonna di tre nipoti, dopo la morte del marito, ripensando agli anni trascorsi insieme, si è resa conto che «in ogni momento bello o triste della vita coniugale, il Signore è sempre stato con noi. Volevo quindi un’intimità più profonda con Gesù e parlando con una suora ho scoperto l’Ordo viduarum». Renata Gabellini rimasta vedova si è dedicata molto al servizio nella Caritas della parrocchia Santa Maria Goretti. «Partecipando attivamente alla vita di comunità mi sentivo serena – spiega -. Un’amica mi ha poi parlato dell’Ordo e ho capito che era una chiamata del Signore. L’Ordo, la comunità parrocchiale e il servizio in Caritas mi hanno dato lo scopo per continuare a vivere».

9 gennaio 2023