L’integrazione secondo gli artisti con disabilità di Sant’Egidio

Inaugurata al Museo di Tor Bella Monaca la mostra “Dis/Integration”: 30 opere realizzate nei 13 laboratori d’arte che la Comunità ha aperto nella Capitale, esposte fino al 29 maggio

“Dis/Integration” dove “dis” sta per esclusione, emarginazione, guerra, razzismo, e “integration” per l’esatto opposto: inclusione, integrazione, pace, fraternità. “Dis/Integration” è il titolo della mostra inaugurata ieri sera, 29 marzo, nel Museo laboratorio d’arte della Comunità di Sant’Egidio aperto nel 2008 in via dell’Archeologia, a Tor Bella Monaca. I temi quanto mai attuali e i valori agognati da tanti in questo clima di guerra indotto dalla guerra in Ucraina sono al centro di oltre 30 opere dalla prorompente intensità espressiva realizzate da artisti con disabilità fisica e psichica. Video, installazioni, acrilici su tela, disegni a matita e a china su carta, collage, a colori e in bianco e nero, offrono al visitatore la risposta alle tante divisioni del nostro tempo. «Abbattere i muri, accogliere, prendersi cura del prossimo, la pace nel mondo sono i messaggi che vogliamo lanciare e che esprimiamo con la bellezza», ha detto Michele Colasanti, autore di un trittico su diversità, omologazione e futuro del mondo. «La normalità è soggettiva – ha aggiunto -, nulla deve quindi impedirmi di vivere normalmente e di creare quello che penso».

Ideata e promossa da Alessandro Zuccari, prorettore al patrimonio artistico, storico e culturale della Sapienza Università di Roma, con i laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio e con l’artista italo-brasiliano César Meneghetti, “Dis/Integration”, nei mesi scorsi allestita al rettorato dell’ateneo, approda ora nella periferia romana. Riunisce le opere realizzate nei 13 laboratori d’arte che la Comunità di Sant’Egidio ha aperto nella Capitale, frequentati da un migliaio di giovani e adulti disabili. «Non vuol essere una mostra dai buoni sentimenti – afferma Paolo Mancinelli,  del comitato scientifico del Museo laboratorio d’arte -. Porta a interrogarsi sul significato di un mondo disintegrato e sull’energia che può esplodere dall’integrazione. Qui non facciamo arte-terapia: tutte le opere nascono dalla lettura dei giornali, dal contesto che viviamo, dalle tematiche affrontate con gli artisti».

Il lavoro più recente è dedicato alla guerra in Ucraina ed è stato realizzato da tre donne con disturbi del linguaggio. In un groviglio di lettere nere incollate su un cartoncino bianco sono leggibili solo la parola Ucraina, che si “sgretola” nell’intreccio di simboli incomprensibili, e, al centro, è ben visibile il termine pace. Per le tre autrici «la pace è l’unico pilastro che resta e sul quale poter ricostruire un mondo che si sta sgretolando», spiega Simona Rampa, direttrice del laboratorio d’arte di Ostia. La pandemia e l’impatto che questa ha avuto sui caregiver hanno ispirato gli autori dell’opera “Prendersi cura” mentre altri 4 artisti hanno dedicato il loro lavoro ai 1017 ebrei romani deportati il “16 ottobre 1943”. La data dà il nome all’opera, realizzata con le candele usate per la marcia organizzata ogni anno da Sant’Egidio e dalla Comunità Ebraica. Nell’installazione risaltano 15 candele rosse che indicano gli uomini che tornarono a Roma e una sola candela blu per l’unica donna superstite, Settimia Spizzichino.

Il Museo è stato ricavato «in immobili comunali ai quali la Comunità di Sant’Egidio ha ridato vita, bellezza e storia», ha ricordato il consigliere regionale Paolo Ciani sottolineando che «con un’azione politica congiunta si vuole creare una città diversa, nuova. Troppo spesso si parla di Tor Bella Monaca solo per eventi negativi; il fatto che da oggi qui si propaghi una buona notizia è importante, da qui sale un’altra visione di periferia». Il Museo, per Alessandro Zuccari, «è uno spazio inclusivo e creativo che sembrava impossibile e superfluo da realizzare a Tor Bella Monaca, un quartiere con tante difficoltà dove forse c’erano altre esigenze a cui dare risposte. Ma una periferia come questa può diventare centro di novità quando ci sono energie creative che permettono di cambiarla». E sono tante le energie che si sono unite per abbellire gli spazi esterni del Museo dove sono stati realizzati i murales degli street artist Leonardo Crudi, Elia Novecento e Gojo.

“Dis/Integration” resterà aperta fino al 29 maggio e in questi due mesi i visitatori potranno ammirare «opere ad alto impatto informativo, opere vive, attive che mostrano come la fragilità sia in realtà una forza», ha detto il giornalista de La Repubblica Filippo Ceccarelli.

30 marzo 2022