Lojudice: «La vocazione dei genitori, grande missione»

L’arcivescovo di Siena tornato a Roma per l’incontro “Siamo tutti figli adottivi”, a San Gregorio VII. Le testimonianze: «Si può essere fecondi anche senza essere fertili»

Ciascun cristiano, alla luce del Vangelo e delle «parole di Gesù, che dimostrano sempre un’attenzione ai più piccoli», deve essere «custode e tutore della vita», garantendo ai bambini e agli adolescenti «quei diritti che solo dagli inizi del ‘900 sono stati loro riconosciuti» mentre «hanno una profonda radice biblica ed evangelica», laddove «la dignità della persona è propria dalla nascita». Questa la riflessione del cardinale Augusto Paolo Lojudice, già vescovo ausiliare per il settore Sud della diocesi di Roma e ora arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, intervenuto ieri sera, 16 ottobre, all’incontro “Siamo tutti figli adottivi”, promosso dalla parrocchia San Gregorio VII, nel quartiere Aurelio.

Richiamando l’insegnamento di Gesù e l’immagine dura del Vangelo di Matteo, che sottende «l’istigazione al suicidio mediante una macina da mulino appesa al collo» affinché chi «scandalizzerà anche uno solo dei piccoli sia lasciato cadere nel profondo del mare», il porporato – che è presidente dell’Osservatorio “Fonte d’Ismaele”, la struttura assistenziale di via Palmiro Togliatti volta a garantire la tutela dei diritti dei minori e ad accogliere mamme e bambini che si trovano in condizioni di emarginazione sociale – ha rivolto «un appello affinché ogni comunità parrocchiale sia sempre più sensibile a queste situazioni» e perché «la Chiesa sia attenta alla vocazione dei genitori, che è una grande missione, facendosi terreno di dialogo e accompagnamento per le famiglie», così da «aiutare i diversi contesti educativi, intercettando e intuendo quelle forme di violenza affinché non vengano più subite dai più piccoli, che vanno posti al centro».

Proprio la vocazione a essere genitori è stato il fulcro delle due testimonianze che a partire dall’interrogativo “Fertili o fecondi?” hanno arricchito l’evento di riflessione. Per primi Giovanni e Maria Rosaria Gentili, entrambi consulenti familiari e ideatori con i Frati minori dell’Umbria del ritiro “Conta le stelle” per coppie interessate dall’infertilità, hanno raccontato la loro storia di adozione internazionale di due bambini che oggi hanno 10 e 12 anni. «Si può essere fecondi anche se si è infertili – hanno affermato -. A noi non è stata negata la pienezza del nostro matrimonio: la promessa a cui Dio chiama rispetto ai figli che vorrà donarci non ci dice come ce li donerà». Ecco allora l’adozione quale «chiamata che richiede un discernimento profondo ma che non è mai un “piano b” ma un “piano a” a tutti gli effetti – hanno sottolineato con forza -. L’adozione nasce dall’intreccio di due storie di dolore, quella della coppia e quella di un bambino, ed è una missione straordinaria da vivere nell’ordinario, essendo testimoni di una paternità e di un amore più grandi».

Anche Federica e Maurizio Moneta, genitori di tre figli naturali e di una in affido da 18 anni, hanno raccontato la loro storia a partire dalla loro esperienza di volontariato fin da giovani a “Casa Betania”, la struttura di accoglienza per mamme e bambini in difficoltà in zona Pineta Sacchetti. Proprio a “Casa Betania” «abbiamo conosciuto Francesca, che aveva e ha una disabilità grave, quando aveva solo un anno – hanno raccontato -. Per lei non c’erano e non ci sono ancora oggi le condizioni perché stia con la sua famiglia, anche se la sua mamma è presente nella sua vita». L’esperienza dell’affido «è stata per noi un’esperienza di apertura familiare che ci ha cambiato la vita – sono ancora le loro parole -, fatta di fatica e impegno ma anche di coraggio». Importante «è stata la rete della comunità parrocchiale, degli amici e dell’Equipe Notre Dame di cui facciamo parte – hanno spiegato i coniugi Moneta – perché noi non siamo nati genitori, lo siamo diventati e ci è voluta una comunità che ci ha insegnato ad accogliere e a rendere concreta questa opportunità di apertura all’amore, che ci ha dato più di quanto abbiamo donato noi».

17 ottobre 2022