Nicodemo: uscire di notte per una vera rinascita
Il bisogno di una sostegno per la sua debolezza di uomo, perfetto in apparenza ma fragilissimo. L’urgenza di trovare una speranza e l’invito a uscire dalla nostalgia
«Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù di notte e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui”». Cosa spinge un uomo di alta posizione sociale e ampi orizzonti culturali, capo politico e religioso in Gerusalemme, com’era Nicodemo, a uscire di notte per andare a cercare Gesù? Un tale che veniva, invece, da un villaggio di oscura fama di cui Natanaele aveva detto: «Da Nazaret può forse venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Nicodemo aveva visto dei segni compiuti da lui, gli dice. In effetti Gesù aveva compiuto un meraviglioso miracolo: aveva mutato l’acqua in vino al banchetto delle nozze di Cana! Aveva, poi, fatto un altro gesto che doveva essere, però, piuttosto imbarazzante per un capo dei Giudei: aveva scacciato in malo modo i mercanti e i cambiavalute che occupavano il tempio, rovesciandone a terra i banchetti, acceso di zelo per la casa di Dio: una casa di preghiera e non una fonte di venali guadagni.
Scendendo nell’intimo del cuore di Nicodemo possiamo immaginare che ambedue questi fatti l’avessero attirato verso il Maestro: la sua vita era, probabilmente, senza sapore, retta solo da una simbolica “acqua” di sopravvivenza e anche il Tempio si mostrava impotente a dargli la vera ricchezza, quella che non veniva dal denaro ma da una Via d’amore, di libertà e di vita. Dinanzi ai gesti di Gesù, Nicodemo doveva aver sentito quanto grande fosse il vuoto che si portava dentro e come da una religione fatta soltanto di riti e di precetti non provenisse altro che un abito esteriore. Aveva bisogno di un sostegno alla sua debolezza di uomo, perfetto in apparenza ma fragilissimo nella sostanza.
Forse proprio il pudore della sua verità, insieme all’urgenza di trovare una speranza, di entrare davvero nel regno di Dio, indusse Nicodemo a quell’esodo notturno. «Gli rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio”. Gli disse Nicodemo: “Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e da spirito non può entrare nel regno di Dio”». La risposta di Gesù dovette spiazzare Nicodemo: non si aspettava un messaggio così coinvolgente, non pensava al regno di Dio come a un fatto che lo toccasse nella carne, che gli cambiasse radicalmente la vita. Essendo adulto, Nicodemo conosceva le leggi naturali e sapeva come fosse impossibile rientrare nel grembo della madre per uscirne alla luce una seconda volta. Ma la domanda con cui replica a Gesù tradisce un filo forte di speranza, un malcelato desiderio che quanto Gesù diceva potesse davvero accadere. Come quando un vecchio, vedendo un ragazzo giocare, correre o sorridere, pensa con nostalgia a cosa non farebbe per ritrovare il sole dell’infanzia, così dové sentirsi il capo dei Giudei.
Gesù lo invita a uscire dalla nostalgia e a bagnarsi nel vino della fede: in Lui, acqua e spirito di un’altra, vera rinascita.
14 febbraio 2022