Parolin: «Ricompattare il mondo cattolico»

Il cardinale segretario di Stato intervenuto alla Summer school di formazione sociopolitica promossa dalla diocesi di Roma. Ai giovani la richiesta di una «testimonianza coerente». A partire dalla centralità della persona umana

È una richiesta di «testimonianza coerente» da «radicare in una comunità che sostiene il proprio impegno» per «andare controcorrente» quella che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha rivolto questa mattina, 26 luglio, agli oltre 120 giovani che in questi giorni stanno prendendo parte alla Summer school di formazione sociopolitica promossa dalla diocesi di Roma, a Villa Campitelli, a Frascati. «Come cristiani dobbiamo dimostrare che la nostra proposta è vincente – ha affermato il porporato rispondendo alle tante domande dei ragazzi – ma non basta la riflessione teoretica, è necessaria una presenza incisiva e trasformante nella società, per mostrare come la fede risponda davvero agli interrogativi più profondi dell’animo umano».

In particolare nella sua lectio magistralis su “L’Europa dei valori e delle persone” Parolin ha evidenziato che «è importante ricompattare il mondo cattolico per riuscire ad aprire delle prospettive di presenza in politica», apportando un contributo «fatto di quei valori imprescindibili per i padri fondatori d’Europa e che per noi cristiani, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, sono la base per il bene comune». Se «nel dibattito pubblico spesso si fa un uso generico di concetti quali libertà, dignità umana, pace e uguaglianza – ha continuato Parolin -, noi non possiamo abdicare alla responsabilità di difenderli» non tanto per il desiderio di «porre un elemento confessionale» quanto al fine «di diffondere quella morale comune che esalta la figura della persona umana». È infatti al «cardine della dignità umana, che è trascendente, che si legano i principi di libertà, democrazia e stato di diritto – ha chiosato il presule -: oggi, però, assistiamo a una riduzione di questi valori», laddove a dominare «è l’interesse economico e personalistico».

Per questo è fondamentale «cambiare prospettiva, riconoscendo davvero che l’Europa è una famiglia di popoli, non una somma di individui», guardando al «progetto di ampio respiro promosso dai padri fondatori Adenauer, Shuman e De Gasperi» per i quali «le ragioni economiche erano secondarie». Per essere «una comunità di persone ispirate da grandi ideali – ha ammonito Parolin – vanno recuperate le radici della cultura classica greco-romana e cristiana», ritrovando dei riferimenti «in personalità capaci di dare forma ai valori, come quella di san Benedetto che diede vita a un movimento contagioso che ridisegnò l’Europa». Ma «andare alla ricerca di veri maestri – ha sottolineato ancora – non può essere un semplice esercizio retorico» poiché si tratta «della premessa fondamentale per formare le generazioni future».

Da qui, il riconoscimento della responsabilità delle istituzioni educative, tra le quali anche le scuole sociopolitiche, che «hanno il compito, accanto alla famiglia, di educare nel senso più profondo», laddove a contare «non sono le risposte nozionistiche ma la capacità di formulare nuovi interrogativi». La scuola, ha inoltre evidenziato Parolin, «apre all’altro, generando una trama di relazioni», in primo luogo «quella tra discepolo e maestro il quale, con autorevolezza, deve essere testimone della verità e del bene» perché i valori autentici «non si danno in astratto ma si incarnano» altrimenti «rimangono sterili e vuoti, fissi solo sul personalismo».

26 luglio 2019