Roma ricorda gli 80 anni del rastrellamento del Ghetto

Presentati in Campidoglio gli eventi in memoria del 16 ottobre 1943, «uno dei momenti più tragici della nostra storia». La Marcia con il presidente Mattarella

«Uno dei momenti più tragici della nostra storia, in cui la barbarie del nazifascismo portò a un atto di violenza incredibile verso tantissimi cittadini di Roma, membri della comunità ebraica, che deve rimanere scolpito nella memoria e nel ricordo di tutti». Il sindaco Roberto Gualtieri ha definito con queste parole il rastrellamento degli ebrei nel Ghetto della Capitale da parte dei nazisti, il 16 ottobre 1943. Presentando in conferenza stampa ieri, 10 ottobre, gli eventi organizzati dal Campidoglio per l’80° anniversario, il primo cittadino ha messo in guardia dal «rischio di adottare un atteggiamento di rimozione, sempre presente. Contribuire alla memoria – ha detto – è un dovere morale prima che politico».

Il nutrito programma che si concluderà ben oltre il 16 ottobre, con il viaggio della memoria che riprende, dal 22 al 24, dopo l’interruzione a causa della pandemia, è stato reso possibile grazie a un emendamento dell’onorevole Mancini accolto dalla maggioranza, che ha permesso di stanziare i fondi necessari. Ovviamente nelle parole del sindaco, come di tutti gli intervenuti alla conferenza stampa, si è fatto riferimento al drammatico scenario di guerra che sta sconvolgendo Israele. «Tutti gli atti di terrorismo sono inaccettabili – ha detto il sindaco -. Queste immagini non possono non suscitare reazioni particolari. Un abisso visto nel passato», che porta a un «afflato di solidarietà e vicinanza del Paese e della città».

Tra gli eventi principali, l’inaugurazione, il 16 ottobre alle 11.30, della mostra “I sommersi” nei Musei capitolini, ma soprattutto la Marcia della memoria dal Campidoglio al Portico di Ottavia, a cui parteciperà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In serata poi la prima assoluta dello spettacolo teatrale “Quel giorno. Memorie del 16 ottobre 1943”, scritto per l’occasione dal regista Marco Baliani con protagonisti Lino Guanciale e Sandra Toffolatti. «Oltre venti iniziative ad ampio spettro – ha spiegato l’assessore alla Cultura Miguel Gotor -. Convegni, passeggiate urbane, proiezioni, spettacoli teatrali, mostre, una graphic novel con prefazione di Mattarella: rispondono a un bisogno che è una sfida. Stiamo passando da una fase del ricordo incentrata sulla forza dei testimoni, a una nuova età in cui il dovere della memoria, il diritto al ricordo saranno affidati a iniziative di una cultura che deve parlare la pluralità più vasta di cui è capace. Trasformare la fiamma della memoria in una sorta di memoriale, che ha qualcosa in più che appartiene sia alla cultura cristiana che ebraica». Come recita lo slogan che accompagna gli eventi in calendario: “Ricordiamo il passato perché abbiamo a cuore il futuro».

Il presidente della Comunità ebraica di Roma, la più antica al di fuori del territorio di Israele, Victor Fadlun, ha affidato la presentazione a un’esperienza personale: la fotografia di una bambina, Fortunata, due anni, deportata con tutta la famiglia, il cui papà fu uno dei 16 romani sopravvissuti alla deportazione. Una foto lasciata dalla mamma Emma che ritrae «una bambina con un volto di bambola. Due splendidi occhi che hanno superato il dolore e che ho rivisto in Ginevra, una bambina discendente della famiglia di Fortunata. C’è un’elaborazione che è avvenuta e una ancora in corso che mi auguro vada a compimento, attraverso lo studio dei meccanismi di chi si è approfittato e di chi in silenzio ha colto l’occasione di un ebreo mandato allo sterminio». Dopo la fine della guerra, ha continuato Fadlun, «quasi nessuno ha pagato, grazie all’amnistia di Togliatti in nome della ricerca di una rinnovata unità e un’auspicata crescita. Sono ebreo, romano e orgoglioso italiano, la mia famiglia è arrivata nel ’67 (dalla Libia, ndr) e io sono nato nel 1973, innamorato della mia città. Quando vedo la bandiera italiana devo fermarmi e ringraziare perché è la bandiera della democrazia e delle pari opportunità. Come ebrei – ha concluso – chiediamo solo un’elaborazione del passato per capire le responsabilità, non per un senso di giustizia ma perché amiamo follemente questo nostro Paese e affrontare le verità anche più scomode permetterà di vederlo crescere da un punto di vista sociale, culturale e di conseguenza di benessere tutti i cittadini».

Il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha ricordato che «la prima marcia della memoria risale al 1994. Quel “sabato nero” è una ferita al cuore della città che deve sempre far riflettere. È importante in un momento in cui i testimoni, per ragioni anagrafiche, stanno scomparendo e sta a ciascuno di noi sentire la responsabilità di quella data come una ferita della città. Per troppo tempo non è stato chiaro che gli ebrei sono romani, italiani. Con grande soddisfazione partecipiamo alla marcia promossa dal Comune perché è diventata una grande memoria, con la partecipazione di romani in tutte le loro componenti». Impagliazzo ha rivendicato il fatto che «Sant’Egidio ha saputo coinvolgere tanti nuovi romani e anche tanti musulmani o di altra religione: è importante perché non sempre nel mondo musulmano c’è stato il riconoscimento dei campi di sterminio. La memoria deve essere di tutti, di un popolo, non di alcune sigle dietro a uno striscione. L’antisemitismo è un fenomeno strisciante che purtroppo non passa e serve un lavoro di coscienza civile e umana a partire dalle scuole e dai ragazzi».

Alla conferenza sono intervenuti anche Jona Falco in rappresentanza dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e il regista Baliani. Il programma completo delle iniziative per l’80° anniversario del rastrellamento è disponibile online sul sito di Roma Capitale.

11 ottobre 2023