A San Giovanni la preghiera per le vittime di Parigi

L’occasione è stata la tradizionale «Missa pro natione Gallica». Il cardinale Agostino Vallini: «Il Giubileo sia esperienza di perdono e fraternità»

L’occasione è stata la tradizionale «Missa pro natione Gallica». Il cardinale Agostino Vallini: «Il Giubileo sia esperienza di perdono e fraternità»

Rimane ancora vivo il ricordo ad un mese dagli attentati dello scorso 13 novembre in Francia. «Bisogna attendere con maggiore pazienza e speranza giorni di concordia, pregando per la pace nel mondo, affinché dopo le dure prove che i nostri fratelli e sorelle di Francia hanno subito lo scorso mese, giungano giorni di pace e riconciliazione». A sottolinearlo è il cardinale vicario Agostino Vallini, durante la tradizionale «Missa pro natione Gallica», presieduta martedì 15 dicembre nella basilica di San Giovanni in Laterano, un’occasione di preghiera per le vittime di Parigi. La «Missa pro natione Gallica», si celebra ogni anno nel giorno del compleanno del re Enrico IV, che fece una generosa donazione al Capitolo del Laterano nel 1604. Il re aveva ereditato un regno fortemente diviso tra cattolici e protestanti. Convertitosi al cattolicesimo, adottò una legislazione che concesse ai protestanti una consistente libertà religiosa (Editto di Nantes, 1598), il che gli permise di pacificare il regno.

La solenne liturgia, tradizionalmente fissata alla data del 13 dicembre, quest’anno è stata posticipata a causa dell’apertura della Porta Santa con Papa Francesco. «Il Giubileo della Misericordia – ha affermato Vallini durante la sua omelia, dopo aver guidato la processione introitale del clero e dei fedeli presenti attraverso la Porta Santa – sia per tutti noi un’esperienza di perdono e di fraternità». Il Natale è ormai alle porte e l’invito del porporato, in questo periodo di Avvento, è quello di «non sprecare il tempo che Dio ci dona per vivere, ma dobbiamo usarlo per purificare il nostro cuore e per vivere la nostra vita in maniera coerente col Vangelo, confidando sul fatto che la grazia di Dio ci è stata donata ogni giorno come il cibo vitale e salutare per il nostro cammino spirituale».

E così, secondo Vallini, il Vangelo è quella guida che ci incoraggia a percorrere il cammino dei sentimenti di piccolezza e fragilità: «Signore Gesù, splendore di verità che penetri e riveli l’intimo dei cuori, fa che ciascuno di noi riconosca se stesso nella verità, al fine di presentarci dinanzi a te in tutta sincerità. Togli dai nostri visi la maschera che spesso ci siamo lasciati imporre dalla vita, in cui abbiamo fatto spazio ai compromessi e alla falsità, e donaci il coraggio di una sincerità provata».

E quindi, «ciò che conta agli occhi di Dio – ha affermato il cardinale vicario – non è riconoscersi perfetti, ma si può essere peccatori, e allo stesso tempo disposti a cambiare. Ciò che conta – ha aggiunto il porporato – non sono le apparenze né le dichiarazioni di facciata. Ciò che conta è la verità del cuore e la coerenza del comportamento, dopo aver preso coscienza dei propri fallimenti e delle proprie infedeltà». La condizione fondamentale, quindi, è sentirsi poveri in spirito, riconoscendo il proprio fallimento e affidandosi totalmente al Signore: «Questo – ha concluso Vallini – è l’atteggiamento dei veri credenti, che coscienti della propria fallibilità ripongono la loro fiducia nel Signore».

 

16 dicembre 2015