Adozioni, ok del Tribunale di Roma a una coppia di donne

Ognuna diventerà madre della figlia dell’altra. Le piccole non saranno sorelle. Primo caso in Italia. Savarese: «Sentenza sovversiva»

Ognuna diventerà madre della figlia dell’altra. Le piccole (4 e 8 anni) avranno il doppio cognome ma non saranno sorelle. È il primo caso in Italia. Savarese: «Sentenza sovversiva»

Fa riferimento alle cosiddette «adozioni in casi particolari» la sentenza del Tribunale per i minori di Roma che riconosce l’adozione «incrociata» a una coppia di donne. Ognuna delle due è madre biologica di una bambina – rispettivamente di 4 e 8 anni – nata grazie all’inseminazione artificiale. Il magistrato ha riconosciuto il diritto delle due mamme ad adottare ciascuna la figlia dell’altra. Le piccole avranno il doppio cognome ma, per la legge, non saranno sorelle. È il primo caso in Italia.

Il Tribunale presieduto da Melita Cavallo ha accolto due ricorsi dell’avvocato Francesca Quarato, socia di Rete Lenford e componente del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno, secondo la quale l’adozione incrociata accordata alle due donne «valorizza l’intreccio dei rapporti genitoriali e dei legami familiari biologici e sociali con un riconoscimento giuridico». La forma dell’adozione «in casi particolari» comunque, prevede che le bambine non acquisteranno parentela con le famiglie delle adottanti e non saranno sorelle tra di loro.

Parla di «provvedimento storico, senza precedenti» Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione dei matrimonialisti italiani, spiegando che «l’adozione in casi particolari avviene quando si dimostra che tra l’adottante e il minore adottato esiste un rapporto significativo e duraturo suscettibile di tutela tanto da giustificare una adozione». Critico invece Giancarlo Cerrelli, consigliere centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), secondo cui «la sentenza del Tribunale per i minorenni di Roma fa un salto di qualità nell’ottica della ridefinizione dell’istituto dell’adozione». Con la sentenza in questione, afferma, i giudici «hanno inventato un nuovo artificio giuridico per giustificare quello che giuridicamente è difficilmente giustificabile», spostando «la finalità dell’adozione intesa come tutela del best interest of the child, verso un’adozione del desiderio».

Per Cerrelli, è «uno schiaffo a quelle coppie di coniugi che attendono di poter donare una famiglia a un bimbo che non ce l’ha, ma che devono assoggettarsi a controlli stringenti e a mille ostacoli burocratici». Il provvedimento, che arriva all’indomani del clamore suscitato dal “caso Nichi Vendola”, il cui compagno ha avuto un figlio negli Usa grazie all’inseminazione artificiale di una donna, spoda secondo il giurista una prospettiva «adultocentrica», incentrata su «un preteso diritto della coppia omosessuale alla genitorialità adottiva». Diritto che, evidenzia, «non sussiste nemmeno per la coppia eterosessual». Il provvedimento quindi, continua, «finisce con lo spendere poche righe piuttosto superficiali proprio sull’interesse delle persone di età minore adottande, che costituisce il limite invalicabile dell’applicazione dell’istituto adottivo e che, in realtà, viene per nulla o molto poco indagato e valorizzato nel caso concreto».

«Sentenza sovversiva». Così la definisce il portavoce di Generazione Famiglia Filippo Savarese, tra i promotori del Family Day. «Non esiste una legge in Italia che permetta quello che ha riconosciuto a Roma il Tribunale per i minorenni – afferma -, snaturando la legge sulle adozioni, come ammesso dagli stessi ricorrenti, che parlano infatit di “interpretazione evolutiva”. Ci appelliamo alla Corte di Cassazione perché ristabilisca su questo tema lo stato di diritto», conclude.

2 marzo 2016