Armi Usa ai cristiani dell’Iraq? Sako: «Pessima idea»

Il patriarca caldeo boccia l’ipotesi allo studio del Congresso americano di inviare forniture militari alle “milizie” nella Piana di Ninive, contro il Daesh

Il patriarca caldeo boccia l’ipotesi allo studio del Congresso americano di inviare forniture militari alle “milizie” operative nella Piana di Ninive, per combattere il Daesh

Il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako non ha dubbi: fornire armi alle sedicenti “milizie cristiane” operative nella Piana di Ninive «è una pessima idea». Il riferimento è al disegno di legge che il Congresso degli Stato Uniti d’America potrebbe approvare a breve, che autorizzerebbe il finanziamento per la distribuzione di armi e forniture militari destinate, con corsia preferenziale, proprio a queste “milizie cristiane”. L’obiettivo dell’operazione: la lotta contro i jihadisti dello Stato islamico. La disposizione, precisano dall’Agenzia Fides, arriverebbe come effetto concreto della dichiarazione con cui lo stesso Congresso ha definito come «genocidio» le violenze subite dai cristiani da parte dei militanti del Daesh. «La Commissione – si legge nel testo – ritiene che gli Stati Uniti dovrebbero sostenere gruppi locali adeguatamente attrezzati e operativi, come le milizie cristiane irachene, con una missione di sicurezza nazionale».

Steve Oshana, direttore esecutivo dell’organizzazione “A Demand for Action”, una delle lobby che si muovono nel panorama politico Usa sotto la bandiera della «protezione dei cristiani», parla di «un passo avanti importante»: a suo giudizio, «le forze cristiane in Iraq e Siria hanno passato gli ultimi 18 mesi a consolidarsi, e in Siria un gruppo ha già ricevuto il sostegno degli Stati Uniti». Diverso il parere del primate della Chiesa caldea, che spiega: «Non esistono “milizie cristiane” ma solo gruppi politicizzati e persone semplici che hanno disperato bisogno di un salario. I cristiani rimasti in IRaq – prosegue Sako – sono solo i poveri e quelli della classe media, e tra loro ci sono 100mila sfollati».

Qualche giorno fa, molti profughi cristiani sono stati spinti a firmare una «dichiarazione di fedeltà» alla regione autonoma del Kurdistan iracheno e al suo Presidente Masud Barzani. «Adesso – spiega a Fides il patriarca – gli arabi sunniti vogliono creare una regione autonoma a Mosul con l’appoggio della Turchia, mentre i curdi vogliono accentuare il processo di indipendenza del Kurdistan. Un altro gruppo politico cristiano è appoggiato dal governo centrale di Bagdad. È una confusione totale! Tutti vogliono strumentalizzare i cristiani della Piana di Ninive per loro ambizioni e interessi politici». Quell’area, rileva ancora il primate della Chiesa caldea, «si trova proprio al limite, è una area con diverse etnie e comunità religiose, è l’area di divisione tra la regione dominata dai curdi e la regione dominata dagli arabi sunniti. Tutti guardano ai cristiani di lì nella prospettiva dei propri interessi economici o politici. E io temo che tutti questi discorsi trasformeranno la Piana di Ninive in una regione di conflitti continui, e in questo caso nessun cristiano ritornerà alla propria casa. I cristiani, se vogliono avere un futuro – aggiunge il Patriarca – devono integrarsi nelle istituzioni e seguire le legittime autorità che governano il luogo in cui vivono. E gli Usa, se davvero vogliono sconfiggere Daesh, sostengano gli eserciti regolari che fanno capo al governo centrale e a quello autonomo del Kurdistan, invece di creare milizie settarie».

20 maggio 2016