Basilica lateranense, luogo dove «comprendere il modo di vivere la fede»

Celebrata da Valini la Messa nell’anniversario della dedicazione, avvenuta il 9 novembre 324 con Papa Silvestro I. Tra le sue mura, 250 Concili

Celebrata dal cardinale Valini la Messa nell’anniversario della dedicazione, avvenuta il 9 novembre 324 con Papa Silvestro I. Tra le sue mura, 250 Concili

9 novembre 324: Papa Silvestro I consacra solennemente la Sacrosanta patriarcale arcibasilica lateranense dedicata a Cristo Salvatore, nota oggi in tutto il mondo con il nome di basilica di San Giovanni in Laterano. Solo durante il XII secolo fu dedicata a San Giovanni Battista. La storia della basilica lateranense inizia nel 312 quando l’imperatore Costantino il Grande si convertì al cristianesimo e donò il palazzo Laterano, fino ad allora residenza imperiale, a Papa Milziade. Verso il 320, fece costruire la “madre di tutte le chiese”, la cattedrale del romano pontefice, primo esemplare di tutti gli edifici di culto a Roma e nel mondo cristiano.

Per più di dieci secoli è stata la residenza dei Papi e fra le sue mura si sono svolti oltre duecentocinquanta Concili, cinque dei quali ecumenici: tra questi, nel 1215, il Lateranense IV, considerato dagli storici il più importante del Medioevo. Ma la Chiesa non è né una struttura né una organizzazione. «La Chiesa è il popolo di Dio», è composta da «tutti i battezzati che devono amare la Chiesa nei sacramenti, nell’ascolto della Parola e nel prossimo». Su questo si è soffermato il cardinale Agostino Vallini, arciprete della basilica, presiedendo ieri sera, mercoledì 9 novembre, la Messa nella solennità della dedicazione dell’arcibasilica. Tra i concelebranti, monsignor Luca Brandolini, vicario del cardinale arciprete.

Il cardinale ha sottolineato che si celebra in modo particolare la dedicazione della basilica perché «è il luogo in cui risiede la cattedra del vescovo di Roma, il pastore universale di tutta la Chiesa sparsa nel mondo. È il luogo santo in cui la fede, autenticata dalla presenza di Pietro, diventa una grande luce per tutto il popolo di Dio nel mondo. Meditare il mistero di questo tempio e della realtà che esso esprime, diventa come un bisogno per comprendere bene e per purificare il nostro modo di vivere la fede». Una fede autentica, ha rimarcato Vallini, secondo il quale «non si può dirsi tranquillamente cristiani e occasionalmente vivere l’esperienza della fede, che non è un dovere, è un bisogno che ci aiuta a essere felici, capaci di seminare il bene, operatori di giustizia e di pace che trasmettono il dono ricevuto».

Dall’arciprete è quindi arrivata la preghiera affinché il cristiano «avverta in maniera più consapevole e vibrante la gioia di essere Chiesa. Non esiste una fede cristiana solitaria. La nostra è una fede ricca di martiri, santi, vergini, di milioni e milioni di uomini e donne che nel nascondimento hanno fatto di Gesù la loro forza, il loro impegno la loro testimonianza». Vallini ha quindi invitato i fedeli a portare avanti l’impegno della testimonianza perché «essere Chiesa vuol dire vivere l’esperienza della misericordia di Dio e portarla nei luoghi dove abitualmente si vive».

10 novembre 2016