Francesco, dedicato alla nonviolenza il testo per la Giornata della pace

Diffuso il 50° Messaggio per il 1° gennaio 2017. «La violenza non è cura per il nostro mondo frantumato». Il Vangelo «dell’Amate i vostri nemici»

Diffuso il 50° Messaggio per l’appuntamento del 1° gennaio 2017. «La violenza non è la  cura per il nostro mondo frantumato». Il Vangelo «dell’Amate i vostri nemici»

«Auguri di pace», non solo «ai popoli e alle nazioni del mondo, ai capi di Stato e di governo, nonché ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile» ma anche «a ogni uomo, donna, bambino e bambina». Inizia così il Messaggio di Francesco per la Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio 2017, diffuso questa mattina, 12 dicembre. Il tema: “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”. La riflessione del Papa, in questo Messaggio numero 50 per l’appuntamento del 1° gennaio, muove da un auspicio: «Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali». Dal livello locale a quello mondiale, «possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme».

Francesco cita il primo Messaggio per la Giornata mondiale della pace, firmato da Paolo VI, che definiva la pace «l’unica e vera linea dell’umano progresso», richiamando a sua volta la Pacem in terris di Giovanni XXIII, con i suoi quattro “pilastri”: «Verità, giustizia, libertà, amore». Parole che «oggi – osserva il pontefice – non sono meno importanti e pressanti di cinquant’anni fa». Anche in un mondo «frantumato» come il nostro infatti, in cui «rappresaglie e spirali di conflitti letali recano benefici solo a pochi “signori della guerra”», la violenza «non è la cura». Ricorda i conflitti mondiali del secolo scorso, Francesco, cos’ come la minaccia della guerra nucleare e il gran numero di conflitti, fino a quella che ha più volte definito una «terribile guerra mondiale a pezzi». Non è facile, scrive, «sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti ad essa. In ogni caso, questa violenza che si esercita “a pezzi” provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalità e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell’ambiente. A che scopo?».

Di contro, la proposta rilanciata da Francesco è quella del Vangelo. «Essere veri discepoli di Gesù oggi – afferma – significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza». Quindi, citando Benedetto XVI, ribadisce che «il Vangelo dell’Amate i vostri nemici è la magna charta della nonviolenza cristiana». Non si tratta, precisa, di arrendersi al male ma di «rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia». Non si tratta neanche di tattica, continua, ma dell’«atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana». Il modello è Cristo stesso: «Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano».

A modello il pontedice cita in particolare le donne, «spesso leader di non violenza». Nello specifico, fa il nome di «Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia», fino agli accordi di pace del 2003. Quindi cita santa Teresa di Calcutta, canonizzata proprio da lui nel settembre scorso, e il suo messaggio di nonviolenza attiva, in occasione della consegna del Premio Nobel per la pace nel 1979. «Nella nostra famiglia – le parole della religiosa citate da Francesco – non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri. E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo». La forza delle armi, ammonisce il Papa, «è ingannevole», e distingue tra i «trafficanti di armi», che seminano morte, e gli «operatori di pace», che danno la vita e per i quali Madre Teresa è «un simbolo, un’icona dei nostri tempi».

La nonviolenza «praticata con decisione e coerenza» ha prodotto risultati «impressionanti», prosegue Francesco menzionando anche «i successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale, che «non saranno mai dimenticati». Quindi ribadisce con forza che «nessuna religione è terrorista. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: “Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!”». Immancabile il riferimento a un altro Papa santo, Giovanni Paolo II, e al ruolo di pace da lui svolto nel «decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa». Riflettendo sugli avvenimenti del 1989 nell’enciclica Centesimus annus, prosegue Francesco, «il mio predecessore evidenziava che un cambiamento epocale nella vita dei popoli, delle nazioni e degli Stati si realizza mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia». Quindi rivendica l’impegno della Chiesa «per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi». Impegno, osserva, che «non è un patrimonio esclusivo della Chiesa cattolica ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita».

Fondamentale, per il Santo Padre, «percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia», da cui «la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società», afferma ancora Francesco, secondo cui «un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero». Per questo «le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana».

Nel Messaggio anche «un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica», assicura Francesco, che «con uguale urgenza» supplica «che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini», a partire dalla consapevolezza, sull’«esempio di santa Teresa di Gesù Bambino», che «una ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo».

La costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva, si legge ancora nel testo, «è elemento necessario e coerente con i continui sforzi della Chiesa per limitare l’uso della forza attraverso le norme morali, mediante la sua partecipazione ai lavori delle istituzioni internazionali e grazie al contributo competente di tanti cristiani all’elaborazione della legislazione a tutti i livelli». Il «manuale» è quello offerto da Gesù nel Discorso della montagna, che «è anche un programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i responsabili delle istituzioni internazionali e i dirigenti delle imprese e dei media di tutto il mondo», chiamati ad «applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilità». Operare in questo modo, spiega, «significa scegliere la solidarietà come stile per fare la storia e costruire l’amicizia sociale. La nonviolenza attiva è un modo per mostrare che davvero l’unità è più potente e più feconda del conflitto. Tutto nel mondo è intimamente connesso».

Da ultimo, Francesco assicura che «la Chiesa cattolica accompagnerà ogni tentativo di costruzione della pace anche attraverso la nonviolenza attiva e creativa» e ricorda che il 1° gennaio 2017 vede la luce il nuovo dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. «Nel 2017 – è l’invito per il nuovo anno ormai alle porte -, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune».

12 dicembre 2016