Francesco: «La vera sfida è quella di chi ama di più»

Il Papa ha celebrato il Giubileo di malati e disabili, in piazza San Pietro. Il Vangelo drammatizzata dai ragazzi di Arca e Fede e Luce e le letture in Lis

Il Papa ha celebrato il Giubileo di malati e disabili, in piazza San Pietro. Il Vangelo drammatizzata dai ragazzi di Arca e Fede e Luce e le letture in Lis

Comprendere il vero senso della vita, accettare le sofferenze e i limiti, abbandonarsi alla «terapia del sorriso». E ancora, non rincorrere la perfezione perché il mondo non diventa migliore se composto da persone «truccate». Questo il richiamo e la dura condanna di Papa Francesco a chi pensa sia meglio tenere i disabili «separati in qualche “recinto” – magari dorato – o nelle “riserve” del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere». Una Messa commovente e coinvolgente quella celebrata ieri, domenica 12 giugno, in piazza San Pietro e presieduta dal pontefice a conclusione del Giubileo degli ammalati e dei disabili.

Per Francesco il mondo diventa migliore «quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto» e la Messa di ieri è stata l’esempio concreto dell’accoglienza delle persone affette da malattia e disabilità, molte delle quali sono state protagoniste della celebrazione. Per la prima volta la lettura del Vangelo è stata drammatizzata dai ragazzi dell’Arca e dell’associazione Fede e Luce per permettere la comprensione del testo ai pellegrini con disabilità mentale ed intellettiva. Tra le altre novità alcuni chierichetti down, un diacono sordo, le letture proclamate dai disabili e tradotte nel linguaggio dei segni, il canto di Comunione “Pane del Cielo” eseguito con la lingua dei segni da adolescenti che indossavano guanti rossi.

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Al termine della celebrazione il Papa ha dato seguito con i suoi abbracci, baci, benedizioni e sorrisi alle parole pronunciate durante l’omelia. «La felicità che ognuno desidera può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare. Non c’è altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più. Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso». Come già in altre occasioni. Francesco è tornato a sottolineare che l’unica medicina possibile è quella di Gesù che «prende su di sé la nostra sofferenza e la redime». Ecco perché è sbagliato assumere un atteggiamento «cinico come se tutto si potesse risolvere subendo o contando solo sulle proprie forze» oppure riporre tutta la propria fiducia «nelle scoperte della scienza, pensando che certamente in qualche parte del mondo esiste una medicina in grado di guarire la malattia. Purtroppo non è così, e anche se quella medicina ci fosse, sarebbe accessibile a pochissime persone».

Nell’epoca in cui la cura del corpo è divenuta «mito di massa e affare economico – ha proseguito il pontefice – ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità». Da Francesco è arrivato quindi un monito alla società che ritiene «che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento» e un forte richiamo alla realtà: «Tutti prima o poi ci confronteremo o scontreremo con le fragilità e le malattie nostre e altrui».

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Il Papa ha evidenziato ancora che «il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità è indice dell’amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite è criterio della nostra libertà di dare senso alla vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate. Non lasciamoci turbare da queste tribolazioni». Durante l’Angelus poi ha ringraziato il personale medico che, nei quattro “Punti della salute” allestiti nelle basiliche papali, ha effettuato visite specialistiche a centinaia di persone che vivono ai margini della città.

Alla vigilia della celebrazione, sabato 11 giugno, è stata donata a Francesco un’opera che reinterpreta la Crocifissione Bianca di Chagall con scene di profughi siriani realizzata da Marianna Caprioletti, un’artista disabile dei Laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio.

13 giugno 2016