La Cei verso l’assemblea elettiva
I lavori al via in Vaticano dal 22 maggio. Il cardinale Bagnasco: «Al mio successore dico di essere se stesso». Un bilancio dei 10 anni? «Forse dopo»
I lavori al via in Vaticano dal 22 maggio. Il cardinale Bagnasco: «Al mio successore dico di essere se stesso». Un bilancio dei 10 anni? «Forse dopo»
Sarà l’incontro del Papa con i vescovi della Chiese che sono in Italia ad aprire, lunedì 22 maggio alle 16.30, i lavori della 70ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, nell’Aula del Sinodo, in Vaticano. Dopo il saluto del cardinale presidente Angelo Bagnasco, informano dalla Cei, Francesco «offrirà una breve introduzione, aprendo così il dialogo (riservato) con i vescovi. Papa Francesco consegnerà un testo scritto che sarà inviato anche ai media. Alla prima parte dell’incontro – come alla relazione che il cardinale Bagnasco terrà martedì 23, alle 9.15 – sono ammessi anche i giornalisti».
Martedì 23, riferisce l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, «i vescovi procederanno all’elezione della terna relativa alla nomina del presidente della Cei. Si confronteranno, quindi, sul tema principale di questa Assemblea: “Giovani, per un incontro di fede”». Tra gli altri argomenti all’ordine del giorno, «il cammino di preparazione verso la prossima Settimana Sociale (Cagliari, 26-29 ottobre 2017), le norme circa il regime amministrativo dei tribunali ecclesiastici in Italia e una serie di adempimenti di carattere giuridico-amministrativo». Mercoledì 24, alle 8.30, i vescovi concelebreranno l’Eucaristia nella basilica di San Pietro. Giovedì 25 infine, alle 13.30 nell’atrio dell’Aula Paolo VI è in programma la conferenza stampa conclusiva.
Alla vigilia dell’assemblea che eleggerà il nuovo presidente, intanto, ieri sera, mercoledì 17 maggio, il cardinale Bagnasco ha incontrato i giornalisti, rispondendo alle loro domande. A cominciare da eventuali consigli da dare al successore. La risposta: «Essere se stesso». Dopo 10 anni e alcuni mesi, ha osservato, «forse qualcuno di voi desidererebbe, anche giustamente, che io facessi una specie di bilancio. Io – ha proseguito – non sono bravo a fare bilanci. Fondamentalmente per un motivo temperamentale, perché la base della mia umanità è non solo riservata, ma fondamentalmente timida. Per me è piuttosto difficile, anche se qualcosa riesco a mettere insieme. Dopo l’assemblea, vedremo: qualche sintesi del cammino dei vescovi italiani, vedremo se sarà il caso, se sarà possibile».
Interpellato sui ricordi più belli e più brutti sul doppio mandato di presidenza della Cei, il cardinale ha risposto: «Quelli belli sono molti, e tra i molti di primo acchito vorrei scegliere questo: tutte le volte che qualche mio confratello vescovo mi ha dato una pacca sulla spalla, verbale o gestuale, uno sguardo o una parola, o un silenzio di consenso, di vicinanza, di affetto, di stima». Diversi, ha ammesso ancora Bagnasco, anche i momenti “peggiori”. «Ne scelgo uno perché ha un aspetto difficile, molto difficile ma anche un aspetto molto bello»: il riferimento, «generico e senza nomi e cognomi», è ad «alcune situazioni, in questi dieci anni, in cui la tensione si tagliava col coltello. La sentivo io, ma anche i miei confratelli, in certi momenti, in certi passaggi di carattere sociale. Sono segnato profondamente da questi ricordi di questi passaggi, che però poi si sono sciolti. E questo è l’aspetto più positivo».
Nelle parole del cardinale anche un grazie ai giornalisti, per come in questi anni «ognuno di voi, come meglio ha potuto, secondo i propri compiti e le logiche del mondo del lavoro, ha cercato di seguire l’impegno di noi vescovi il meglio possibile, per darne contezza alla nostra gente, al Paese, alle comunità cristiane». Facendo un’analisi del mondo dei media, Bagnasco ha dichiarato: «Vi sono vicino nel vostro lavoro, in modo particolare nelle difficoltà che incontrate. Non sono tutte rose e fiori, non solo nel modo di lavorare, ma anche a volte per l’insicurezza o la precarietà del vostro lavoro», ha aggiunto. E ha fatto notare come «le incertezze create in questi anni – di tipo economico, lavorativo, occupazionale – abbiano toccato, in un modo o nell’altro, anche il vostro ambito», creando «apprensioni» per sé e per le proprie famiglie. «E questo per un vescovo è un dispiacere e una preoccupazione che si cerca di condividere», ha proseguito il porporato, esprimendo ai giornalisti, al termine del suo mandato decennale, «la gratitudine più che sincera e l’apprezzamento, la vicinanza di tutti i nostri pastori».
Interpellato dai giornalisti sulle procedure di elezione e su possibili evoluzioni future, Bagnasco ha ricordato l’evolversi dei fatti. «Certamente la storia ci dice che tre anni fa il Santo Padre ci ha chiesto di rivedere lo Statuto e di valutare se c’era qualcosa da cambiare nella nomina del presidente. “Fate voi, pensateci, parlatene…”. E noi abbiamo fatto questo lavoro, che è durato un po’ di tempo. C’è stato molto dialogo, molto confronto e siamo arrivati a questo cambiamento statutario che ha cercato di valorizzare, da una parte, il legame peculiare, unico, del Papa con l’Italia: è il primate d’Italia, e più chiaramente il vescovo di Roma, fa parte della nostra Conferenza. Ecco, allora, la logica della scelta della terna. È la valorizzazione, da una parte, della peculiarità del Papa nella Chiesa italiana e, dall’altra, dell’aiuto dei vescovi alla scelta del Papa». A proposito del momento preciso in cui il Papa comunicherà ai vescovi la sua scelta, Bagnasco ha risposto: «Non lo so, è la prima volta, non lo sappiamo».
18 maggio 2017