Lazio: tra gli adolescenti alta povertà educativa

I dati nel rapporto Save The Children “Illuminiamo il futuro”. «Notevoli carenze di servizi e opportunità formative. Fenomeno allarmante in Italia»

I dati nel rapporto Save The Children “Illuminiamo il futuro”. «Notevoli carenze di servizi e opportunità formative. Fenomeno allarmante»

Nel Lazio, oltre 1 adolescente su 4 non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e 1 su 5 in lettura. Il 63% degli alunni di 15 anni frequenta scuole con infrastrutture insufficienti a garantire la qualità dell’apprendimento. Sono questi, solo alcuni dei dati emersi dal rapporto di Save the children “Illuminiamo il futuro 2030 – Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa”, presentato il 14 settembre a Roma nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro”. Soprattutto, si conferma valido l’assioma per cui povertà economica e povertà educativa si alimentano reciprocamente trasmettendosi alle generazioni future come in un circolo vizioso.

La prova è nelle notevoli carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche che nel Lazio (dove oltre un bambino su 10 vive in condizioni di povertà estrema) fanno si che soltanto il 17% dei piccoli tra 0 e 2 anni possa andare al nido o riesca ad usufruire di servizi integrativi, così come il 54% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 60% dei ragazzini non accede ad una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali. In particolare, il 47% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nel corso del 2014, il 37,6% non ha svolto attività sportive, il 63% non ha visitato un sito archeologico e il 51% un museo.

«Il fenomeno è allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita», denuncia Valerio Neri, direttore generale di Save the children, l’organizzazione che dal 1919 è dedita a tutelare i diritti dei bambini. Allargando lo sguardo dalla dimensione laziale al resto dell’Italia si deve constatare ancora una volta come il sud arranchi: le ragazze e i ragazzi meridionali sono infatti più svantaggiati sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei settentrionali. La percentuale delle ragazze che non raggiungono le competenze minime in matematica è del 32% al Sud, il doppio delle coetanee del Nord (16%) e la stessa differenza percentuale si riscontra per i ragazzi meridionali (28%) e i loro coetanei settentrionali (14%). Le infrastrutture precarie peggiorano il quadro: basti pensare che in Italia il 45% delle scuole non ha un certificato di agibilità o abitabilità, il 54% degli edifici non è in regola con la normativa anti-incendio e il 32% non rispetta le norme anti sismiche, considerando che il 40% degli istituti scolastici si trova in zone a rischio sismico (la metà dei quali al Sud) e il 10% in aree a rischio idrogeologico.

Oltre ai numeri, la ricerca propone allora 3 obiettivi da realizzare entro il 2030 e che ricalcano quelli indicati dalle Nazioni Unite come “Obiettivi di sviluppo sostenibili”. Il primo consiste nell’impegno a far sì che i minori debbano poter sviluppare capacità e talenti: ciò significa che la dispersione scolastica, oggi al 15% dovrà scendere al 5%. Il secondo riguarda l’accesso ad una offerta educativa di qualità e la garanzia di una mensa gratuita per i bambini poveri (oggi assente nel 40% delle scuole). E proprio alla povertà minorile si rivolge l’ultimo obiettivo: attualmente pari al 13,8%, dovrà essere dimezzata entro il 2020 e azzerata entro il 2030. Ragazzi che non possono essere condannati a «un destino ineluttabile», sottolinea Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the children.

«I dati ci dimostrano che i servizi per la prima infanzia, le scuole attrezzate, le attività ricreative e culturali possono spezzare le catene intergenerazionali della povertà». Il riferimento è anche ai 13 Punti Luce (così chiamati alludendo all’idea di “illuminare” il futuro dei bambini) che l’organizzazione internazionale ha inaugurato in 8 regioni, di cui 2 a Roma nei quartieri Ponte di Nona e Torre Maura che finora hanno coinvolto rispettivamente 130 e 580 minori in attività formative, sportive e ludiche. «Serve però uno sforzo comune delle istituzioni e delle stesse comunità locali – conclude Milano – e l’impegno per sconfiggere la povertà educativa deve diventare prioritario nella agenda del Governo».

 

14 settembre 2015