L’Imam di Centocelle: «Nessuno può uccidere nel nome di Allah»

L’intervento del rappresentante islamico nel seminario che ha concluso alla Sapienza la tre giorni organizzata dal Movimento per la Vita

L’intervento del rappresentante islamico nel seminario interreligioso che ha concluso alla Sapienza la tre giorni organizzata dal Movimento per la Vita 

«Stiamo vivendo nell’Islam un momento critico. Il diritto alla vita è il primo diritto dell’uomo e Allah l’altissimo è quello che dà la vita e all’essere umano non appartiene il diritto di togliersi la vita per alcun motivo». Mohamed Ben Mohamed, presidente e anche imam dell’associazione culturale islamica «Al Huda» di via dei Frassini a Centocelle, è netto nel condannare le stragi perpetrate ad opera dei terroristi che dicono di uccidere nel nome di una religione. E citando il Corano aggiunge: «Chiunque uccide un uomo è come se avesse ucciso l’umanità intera e se ne salva uno e come se avesse salvato tutta l’umanità».

Quello dell’Imam è uno degli interventi dell’incontro conclusivo del seminario primaverile “Vittoria Quarenghi” per giovani organizzato dal Movimento per la Vita Italiano, dal 15 al 17 aprile, alla Sapienza di Roma dal titolo “La Maternità nella società pluralista”. Il gruppo dei ragazzi aderenti al Movimento raccoglie tutti i giovani dai 15 ai 35 anni. Una parte importante dell’attività è svolta dai Centri e servizi di aiuto alla vita e sono circa 130.000 i bambini aiutati a nascere dal Movimento in quarant’anni di attività a sostegno delle donne, delle mamme e dei loro figli.

Tanti i punti sviluppati in questa tre giorni sul tema della maternità, con il parere di esperti e con analisi sul piano medico, politico e giuridico. Dal sapore interreligioso è stata l’ultima giornata, quella di domenica 17 aprile, con un seminario sul tema del diritto alla vita nelle diverse religioni. Una tavola rotonda che ha riunito in dialogo i rappresentanti di diverse culture religiose, con don Alberto Frigerio, del Pontificio Seminario Lombardo, l’Imam di Centocelle Mohamed Ben Mohamed e lo scrittore pentecostale Alessandro Iovino.

Molte le questioni etiche affrontate, dalla sperimentazione embrionale all’aborto e all’eutanasia. «La vita non è un calcolo è un dono. L’uomo essendo, appunto, una persona non è mai utilizzabile come un mezzo – afferma don Alberto -, è sempre un fine dell’azione». E poi, «la vita è il dono di cui noi disponiamo per realizzare la vita stessa, questo è il principio sul quale la Chiesa invita a riflettere». E sul tema dell’aborto aggiunge: «Mi ha colpito molto quello che disse Madre Teresa quando ricevette il Nobel, ovvero, che “l’aborto è l’attentato più grave alla pace”, perché “se una donna può uccidere il bimbo che porta in grembo, chi impedisce on c’è più niente che impedisca a me di uccidere te e a te di uccidere me”».

Sull’eutanasia Frigerio sottolinea:
«Noi siamo in un contesto della società occidentale del benessere, della produttività e del consumo da cui il tema della morte è assolutamente interdetto». Netta la condanna della fecondazione artificiale: «È la produzione del figlio come un manufatto. Così non posso rispondere alla domanda: chi sono, se non so da dove vengo? Questa è la questione, e come dice il mio vescovo Scola, così si mettono al mondo orfani, perché non mettiamo i bambini nelle condizioni di riconoscere chi sono».

Su questi temi «il movimento pentecostale ha prodotto poco, e non c’è un pensiero uniforme», dice lo scrittore pentecostale Alessandro Iovine, sottolineando che se dovesse «sintetizzare la posizione dei pentecostali sull’importanza dell’esistenza, il tutto si riassume e si accosta alla posizione della Chiesa cattolica». Aggiungendo, infine, che i principi pentecostali si «basano sulla figura di Cristo, e in quel verso che dice “io sono la via, la verità e la vita” si racchiude il pensiero pentecostale sulla tematica, appunto, quella della vita».

18 aprile 2016