A San Crispino l’attesa per il Papa

Domenica 3 marzo Francesco sarà al Labaro. Ad accoglierlo, il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo di settore Guerino Di Tora e il parroco don Luciano Cacciamani

È arrivato «inaspettato ma tanto desiderato» l’annuncio della visita pastorale di Papa Francesco nella parrocchia di San Crispino da Viterbo, che sorge nel settore Nord della diocesi, in zona Labaro, in programma per domenica prossima, 3 marzo. Il Santo Padre arriverà attorno alle 16 e presiederà la Messa; ad accoglierlo saranno il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare di settore monsignor Guerino Di Tora e il parroco don Luciano Cacciamani. La comunità si sta preparando a ricevere Francesco con semplicità, «così come siamo – spiega don Cacciamani -, anche con le nostre criticità cui facciamo fronte con speranza, ispirati dall’allegria del nostro santo patrono che guardava alle situazioni penose senza musi lunghi ma con un inesauribile senso dello humor». Proprio in vista della visita del Papa, la comunità ha già organizzato un pranzo con i senza dimora; mentre per venerdì 1° marzo è in programma, dalle 18.30, l’adorazione eucaristica orientata da alcuni documenti del pontefice.

La parrocchia raccoglie le difficoltà di una realtà periferica «dove la crisi economica e la conseguente mancanza di lavoro gravano sulle famiglie – racconta il parroco – e dove elevata è la presenza di senza fissa dimora che gravitano nella zona della stazione di Prima Porta e trovano rifugio sotto i ponti del quartiere». Importante in questo senso il servizio offerto dal Gruppo vincenziano che è attivo sul territorio già da prima dell’edificazione della chiesa – consacrata nel 1990 – e che «ogni primo martedì e mercoledì del mese distribuisce pacchi alimentari, capi di abbigliamento, articoli per l’infanzia e materiale didattico ai bisognosi – racconta Meo, accolito e referente delle attività caritative -: assistiamo circa 70 famiglie italiane e oltre 50 extracomunitarie». Inoltre, «gestiamo il Centro di ascolto Caritas che è aperto ogni venerdì pomeriggio – prosegue – e in collaborazione con i volontari della Comunità di Sant’Egidio organizziamo il pranzo di Natale per i poveri della parrocchia»: saranno proprio loro, insieme ai malati, i disabili e i bambini, i primi ad incontrare Papa Francesco. «Il vero problema – dice Rita della Comunità di Sant’Egidio, che opera nel quartiere fin dal 1979 e cura gli incontri di preghiera in parrocchia il lunedì e venerdì sera, oltre alla Messa domenicale delle 9 – è la solitudine delle persone fragili che talvolta si ritrovano in un vero stato di isolamento e di abbandono». Con la storica Scuola della pace e quella di italiano per stranieri, aperta da settembre, «lavoriamo per dimostrare che talvolta è difficile vivere insieme nella diversità ma è possibile, e la visita del Papa è davvero un dono, un segno forte contro la cultura dello scarto: c’è tanta fame di bene e di buone notizie».

Sul territorio sono presenti immigrati provenienti dal Bangladesh e dal Marocco, dunque di fede musulmana, e ancora siriani, albanesi, rumeni. oltre a una numerosa comunità filippina. «L’attenzione allo straniero è quindi centrale e necessaria – conclude Rita – per abbattere il muro dell’indifferenza con il dialogo e la relazione autentica». Un altro tipo di solitudine da sconfiggere è quella «dei genitori, che vivono criticamente l’educazione dei propri figli – riferisce Roberta, psicologa che da tre anni, due volte al mese, gestisce uno sportello di ascolto gratuito negli ambienti della parrocchia -: in un contesto delicato come quello di questo quartiere, il disagio emotivo è di certo accentuato ma le problematiche che si affrontano sono trasversali ad ogni ceto sociale». L’obiettivo è «realizzare un’équipe multidisciplinare che veda il coinvolgimento di un avvocato, un mediatore familiare e di altre figure professionali capaci di dare supporto concreto alle famiglie, che hanno bisogno di riscoprire il valore della relazione e del dialogo, grandi assenti, paradossalmente, nell’epoca della iper–connessione».

Questa esigenza di sostegno alla realtà familiare è riconosciuta anche da Raffaele, diacono permanente che con la moglie Assunta cura dal 2013 la preparazione dei genitori che chiedono per i figli il sacramento del battesimo: «Gli incontri di catechesi, che svolgiamo anche presso le famiglie stesse – spiega -, si rivelano l’occasione per instaurare un rapporto di reciproca fiducia che si protrae nel tempo». Anche Annamaria, responsabile con il marito Fabio della prima delle due Comunità neocatecumenali presenti in parrocchia, rileva «il bisogno dei genitori di confrontarsi con chi ha già vissuto certe esperienze familiari» e sottolinea inoltre l’importanza di accompagnare «gli adolescenti negli anni decisivi per la loro formazione umana e di fede». In particolare, i ragazzi del post Cresima vivono a San Crispino l’esperienza proposta dal Cammino: «Incontri settimanali, divisi in piccoli gruppi e per fasce di età, curati da coppie sposate, con uscite programmate nei tempi forti dell’anno liturgico e la proposta della settimana estiva».

26 febbraio 2019