I “Concordati Africani” raccontati nel libro di Antonello Blasi

Presentato il volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Padre Albanese (Vicariato): «Garanzia di valori fondamentali». Mistretta (Esteri): «In Africa tante guerre dimenticate»

I Concordati tra la Chiesa cattolica e gli altri Stati vanno oltre la formalità di un documento. Rappresentano ponti verso un futuro migliore, gettando le basi per una collaborazione più profonda e una comprensione reciproca. Grazie ai Concordati Chiesa e Stato possono collaborare su temi fondamentali per la società come la promozione della pace, la tutela dei più deboli, il sostegno alla famiglia. Antonello Blasi, docente di Diritto ecclesiastico e concordatario presso la Pontificia Università Lateranense, ha studiato a fondo i “Concordati Africani”, titolo del volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana presentato ieri sera, 17 aprile, a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

L’opera non è rivolta solo a chi ha specifiche competenze nel settore, ma a chiunque sia impegnato nelle interazioni con l’Africa in diversi contesti. Tra questi, padre Giulio Albanese, missionario comboniano, direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese e di quello per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma, esperto in questioni africane. «I Concordati​, così come sono stati stipulati​, rappresentano una garanzia di valori fondamentali – ha detto -.​ Le Chiese cristiane, e in particolare quella cattolica, hanno contribuito significativamente alla promozione di questi valori, come dimostra il fatto che il 70% del welfare sanitario africano è di ispirazione cattolica».

Tema della serata: “Concordati Africani. Work in progress”. Un sottotitolo, questo, che «esprime l’esigenza di passare dalle buone intenzioni all’azione pratica di fede», ha osservato ancora Albanese. Sono tante le criticità che riguardano un continente grande tre volte l’Europa e dimenticato dai mass media. «L’informazione ha una responsabilità – ha concluso -. Non raccontiamo solo l’arrivo dei migranti, ma ciò che accade nei Paesi di provenienza», l’esortazione.

Dello stesso parere il direttore per i Paesi dell’Africa Sub-Sahariana del ministero degli Esteri, Giuseppe Mistretta. «Ora siamo tutti assorbiti da due grandi guerre che rischiano di portarci nell’abisso ma in Africa ce ne sono tante dimenticate». Già ambasciatore in Etiopia e capo missione in Angola, ha evidenziato il divario tra le intenzioni dei Concordati e la realtà sul campo. Per don Renato Tarantelli Baccari, direttore dell’Ufficio giuridico del Vicariato di Roma, il Concordato «è la porta per una crescita non solo di tipo squisitamente religioso ma anche sociale. Nei Concordati ci sono elementi molto forti per uno sviluppo di un’azione della Chiesa finalizzata alla centralità del bene comune». Le conferenze episcopali locali, ha spiegato Blasi, giocano un ruolo cruciale, avendo il compito di tradurre in azioni concrete gli impegni assunti nei Concordati. Per l’autore, inoltre, i Concordati «servono ma bisogna innaffiarli tutti i giorni con la loro realizzazione nel quotidiano».

Moderata dalla giornalista de L’Osservatore Romano Fausta Speranza, la serata è stata introdotta dai saluti dell’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Di Nitto, il quale ha spiegato che l’evento rientra nelle iniziative dell’ambasciata che «quest’anno celebra il 40° anniversario del Concordato che sancì l’adeguamento dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica».

18 aprile 2024