Il ministero dell’esorcismo, tra isolamento e incomprensioni

In una ricerca di Istituto Sacerdos, Gris e Università di Bologna la fotografia della situazione in Italia e non solo. 283, nel nostro Paese, gli esorcisti dichiarati

Uno dei temi ricorrenti nei discorsi di Papa Francesco è legato all’esistenza del diavolo, «il padre della menzogna», come lo ha definito con i bambini della parrocchia di San Crispino da Viterbo a Labaro. Nell’esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” avverte che «non è un mito» e va combattuto «con il discernimento e con l’accompagnamento spirituale», ha rimarcato nell’incontro con gli studenti dei Collegi ecclesiastici romani. Tuttavia, gli esorcisti italiani continuano ad avvertire un senso di «disagio e di rifiuto del loro ministero» da parte dei confratelli. Ricorrendo a un gioco di parole, padre Francois Dermine, sacerdote domenicano, esorcista e presidente del Gris (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa), ha affermato che «l’esorcista incaricato dal vescovo è un esorcista scaricato che non gode dell’appoggio degli altri membri del clero». Nel fotografare «l’isolamento e le incomprensioni» che ruotano intorno a questo ministero di cui «si cerca di parlare il meno possibile», ha evidenziato che «per un credente l’esistenza del demonio e la sua azione sono una verità di fede» e per tanto non si può fingere che non esistano.

Padre Dermine sabato 31 ottobre è intervenuto alla presentazione del “Progetto di ricerca sul ministero dell’esorcismo nella Chiesa cattolica” in Italia, Svizzera cantone italiano, Spagna, Regno Unito e Irlanda del sud realizzata dall’Istituto Sacerdos, realtà accademica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione con il Gris e l’università di Bologna. Un lavoro «unico al mondo», lo ha definito Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris, il quale ha già anticipato che i ricercatori espanderanno il progetto all’America e all’Asia per documentare una materia poco trattata negli studi accademici.

In Italia gli esorcisti dichiarati sono 283, secondo i dati esposti durante il webinar moderato da padre Luis Ramirez, coordinatore dell’Istituto Sacerdos. I ricercatori hanno contattato tutte le 226 diocesi italiane riuscendo a ottenere risposte da 197 enti ecclesiastici, dei quali 160 hanno confermato la presenza di uno o più esorcisti; 37 ne sono sprovvisti. Per quel che riguarda le altre diocesi, 13 non hanno trasmesso i dati richiesti, 5 hanno rifiutato di partecipare alla ricerca e 11 non hanno mai risposto. Attraverso un questionario compilato dagli interessati si evince che l’80,2% delle diocesi non dispone di responsabili per l’esorcismo. Inesistente un registro con il numero delle persone che richiedono l’intervento dell’esorcista e degli esorcismi effettivamente eseguiti. Solo il 3,6% delle diocesi italiane dispone di uno staff specialistico di supporto all’esorcista e il 2,2% di sacerdoti non incaricati esercitano il ministero in maniera illecita.

A tal proposito Francesca Sbardella, docente di Storia delle religioni all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, ha rimarcato che «il monitoraggio dei casi fatto all’interno dell’istituzione religiosa è faticoso». Il progetto di studio ha portato a galla la «fluidità delle diocesi», ha aggiunto l’accademica, che con il suo staff ha riscontato «in alcuni casi la mancata competenza rispetto ai dati e alle informazioni richieste» e in altri «grande confusione anche a livello terminologico». Si è quindi soffermata sulla «scarsa collaborazione tra il responsabile diocesano che dovrebbe monitorare e verificare l’attività dell’esorcista e l’esorcista stesso».

Le ha fatto eco padre Dermine, ribadendo «l’isolamento» sofferto dagli esorcisti, costretti ad affrontare «una marea di casi» per «l’impreparazione degli altri sacerdoti che dovrebbero effettuare un primo discernimento». Con l’occasione ha anche messo in guardia dalle preghiere di liberazione comunitarie, dicendosi «contrario» a questo tipo di «riunioni alle quali partecipano persone che soffrono realmente di problemi preternaturali. Rischiano di degenerare e si potrebbe assistere a una specie di contagio psicologico e occulto dei partecipanti».

2 novembre 2020