In mostra ai Musei Capitolini “L’arte ritrovata” dai Carabinieri

Una selezione di 30 opere, dall’VIII secolo a.C. all’età moderna, per celebrare i 50 anni del Comando Tutela Patrimonio Culturale. 2 milioni i beni recuperati

“L’arte ritrovata. L’impegno dell’Arma dei Carabinieri per il recupero e la salvaguardia del nostro Patrimonio culturale” è la mostra organizzata dal Centro europeo per il turismo e dalla Sovrintendenza capitolina ai beni culturali per celebrare il cinquantesimo anniversario del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (Tpc). Istituito nel 1969 per il recupero, la protezione e la salvaguardia del patrimonio archeologico e storico-artistico italiano, nei suoi cinquant’anni di attività questo reparto dell’Arma, specializzato nel contrastare reati quali scavi clandestini, furti, esportazioni illecite e falsificazione, ha sottratto all’illegalità migliaia di beni per restituirli alla collettività.

«Sono quasi due milioni i beni archeologici e artistico-storici che abbiamo recuperato, da piccoli oggetti devozionali a grandi capolavori», annuncia il colonnello Alberto Deregibus, vicecomandante del Comando Tpc, facendo un bilancio del cinquantennio. «In particolare negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, il territorio italiano ha subito imponenti razzie di opere d’arte: una grande emorragia che ci ha visti impegnati, negli anni successivi, nel ritrovamento di tanti oggetti che sono stati “riportati a casa”», grazie a importanti operazioni di successo come “Andromeda”, che nel 2010 ha portato al recupero di centinaia di reperti archeologici. «In questi cinquant’anni però la prospettiva mondiale è cambiata – racconta ancora Deregibus -. Tanti Paesi, come gli Stati Uniti e la Svizzera, che in passato sono stati grandi importatori di opere italiane, tramite collezionisti e musei che acquistavano beni culturali con troppa disinvoltura, sono oggi molto più vicini a noi per la protezione del patrimonio culturale. Lavoriamo per creare un fronte comune nella lotta contro il commercio illecito».

La mostra presenta una selezione di trenta opere, databili in un lunghissimo arco di tempo che va dall’VIII secolo a.C., con reperti di età greca, etrusca e romana, fino all’età moderna, con alcune pitture rinascimentali e barocche. Dipinti, ceramiche, frammenti di affreschi, rilievi, sculture, bronzetti: ogni oggetto ha dietro di sé una storia di furto, di scavo o d’esportazione illecita, e soprattutto di recupero.  «Vogliamo restituire la bellezza delle opere al grande pubblico ma anche far conoscere le storie che hanno portato a recuperarle», spiega l’archeologo Alessandro Mandolesi, curatore della mostra insieme a Daniela Porro, direttore del Museo Nazionale Romano.

Si potranno ammirare i dipinti di Ludovico Carracci, Benvenuto Tisi e Guercino, rubati nel 1999 dalle collezioni dei Musei Capitolini e recuperati a Latina pochi giorni dopo la denuncia, così come alcuni preziosi frammenti di una decorazione parietale ad affresco strappati a una villa romana finora sconosciuta nei pressi di Pompei, che, esportati in Svizzera e negli Stati Uniti, sono stati poi recuperati attraverso differenti operazioni e un’intensa attività di diplomazia culturale da parte del ministero per i Beni e le attività culturali in sinergia coi Carabinieri. «Nella maggior parte dei casi, le opere che vengono trafugate sono strappate dal loro contesto originario, quindi è più difficile comprenderne il significato e la storia» afferma Daniela Porro, parlando di uno dei danni maggiori subiti dalle opere a livello degli studi archeologici.

Un’intera sala è poi dedicata al tema della falsificazione e del commercio illecito di opere d’arte: alla scultura raffigurante un’Artemide marciante sono accostate tre “anti-Artemidi”, copie in marmo e in gesso realizzate dai trafficanti nel Novecento per immetterle nel mercato e sviare le ricerche dell’originale. La preziosa statua di età augustea, oggi custodita dal Museo Nazionale Romano, proviene da scavi clandestini nella zona di Caserta e fu recuperata dopo complesse indagini nel 2001, quando stava per essere trasportata all’estero per essere venduta a un famoso museo.

«La mostra ha un’importante funzione educativa – rimarca Daniela Porro -: sensibilizzare le persone alla salvaguardia della nostra eredità culturale per arginare le azioni malavitose contro il nostro straordinario patrimonio, ancora oggi molto diffuse nel nostro Paese».

Promossa da Roma Capitale, la mostra sarà ospitata fino al 26 gennaio 2020 nelle Sale Terrene del Palazzo dei Conservatori, ai Musei Capitolini.

7 giugno 2019