La dottrina sociale, chiave di lettura dei “segni dei tempi”

Aperto dal cardinale De Donatis il corso di formazione per gli animatori della carità “Essere Sociali”, curato dal “Giovanni Paolo II”. «Alimentare impegno e solidarietà»

Si è aperto ieri, 1° febbraio, il percorso di formazione in dottrina sociale della Chiesa dedicato agli animatori della carità, sul tema “Essere Sociali”. Curato dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, nell’ambito dello sviluppo della Terza missione universitaria, il corso è incentrato sulla rilettura di alcuni principi della dottrina sociale alla luce dei processi di trasformazione sociale e delle emergenti declinazioni della carità all’interno della Chiesa sinodale.

A caratterizzare il primo dei tre incontri – i prossimi saranno il 29 febbraio e il 21 marzo -, svoltosi proprio negli spazi dell’Istituto, è stato il focus sul verbo “includere”, con approfondimenti sulla carità che si fa casa, comunità e mira al bene comune. A portare i saluti introduttivi, il cardinale vicario Angelo De Donatis, mentre il preside del Giovanni Paolo II Philippe Bordeyne ha salutato i presenti nel corso dei lavori di gruppo.

«Il tema di quest’anno – ha spiegato De Donatis – è quanto mai attuale per le nostre comunità parrocchiali e si inserisce in un iter che la diocesi ha intrapreso ormai da quattro anni, prima con l’ascolto del “grido della città” e poi con il cammino sinodale». Un percorso che, secondo il cardinale, può essere letto come un collante tra passato e futuro. Il passato è «il 50° anniversario, il prossimo 14 febbraio, del convegno “Le responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e carità della diocesi di Roma”, passato alla storia come “I mali di Roma”, che scosse le coscienze». Il futuro, invece, è l’appuntamento in programma a Trieste nel mese di luglio «con la Settimana sociale dei cattolici italiani, che ha come slogan “Al cuore della democrazia”».

Parlare quindi di dottrina sociale – è l’analisi del vicario – «è necessario per mettere a fuoco i principi cardine che possono aiutarci a cogliere e a interpretare i nostri “segni dei tempi” e ad alimentare l’esperienza di impegno e solidarietà». Questo perché, ha proseguito, «la dottrina è la bussola del nostro agire, dunque nel proteggere la dignità delle persone, nell’azione politica, sindacale e associazionistica, nel tutelare poveri e bisognosi, nella visione etica dell’economia e nel ricercare la pace nei rapporti tra Stati e ordinamenti giuridici».

Continuità e sussidiarietà: questi i nodi della riflessione proposta dal direttore della Caritas romana Giustino Trincia, insieme all’esortazione a porsi sempre degli interrogativi. Si tratta, ha spiegato, di «comprendere i cambiamenti in atto e quindi agire dentro essi come Chiesa in cammino». La continuità deve essere presente tra «il corso che inizia oggi – ha sottolineato – e ciò che vediamo emergere dai problemi delle nostre città». E ha citato l’aumento delle richieste di aiuto, la questione abitativa, l’aggravarsi delle difficoltà di accesso alla sanità, il sovraindebitamento e la questione lavorativa. La sussidiarietà, invece, «è importante per non cadere nel rischio di pensare che possiamo fare tutto da soli – ha continuato -. La dottrina sociale, in tal senso, ci stimola a essere pungolatori intelligenti, miti ma fermi, verso coloro che invece di esercitare le proprie responsabilità pubbliche sono sempre più propensi a delegarle», rendendo così ancora più difficile dare risposte utili a problemi gravi e complessi. Infine la capacità di porsi interrogativi, con l’invito di Trincia a «riflettere su come mettere in pratica tutto ciò che in questo corso avremo modo di ascoltare a apprendere».

Beatrice Bruno, coordinatrice del Nucleo assistenza legale di Caritas Roma, ha poi portato la sua testimonianza sul tema “Ascoltare la Città”, in particolare focalizzandosi sulla casa come bene comune e il diritto tanto all’abitarla quanto a ricevere solidarietà. «Ogni mese assistiamo a centinaia di nuove richieste di aiuto per l’emergenza alloggi e sono oltre 20mila le persone che, solo a Roma, sono senza fissa dimora: un grido assordante che ci chiama, come operatori, ad agire sul campo», ha sottolineato. L’invito di Beatrice Bruno è stato dunque quello di essere sempre in costante aggiornamento, «per avere le giuste competenze nei vari campi legali, medici, sociali, psicologici: solo così possiamo sapere come aiutare a pagare gli affitti e le bollette o cercare una casa o una nuova scuola per le famiglie che si spostano e non possono ovviamente stare in mezzo a una strada».

A dare il via ai laboratori, il secondo intervento, di Claudia Leal, teologa del “Giovanni Paolo II”. Una riflessione incentrata sul bene comune come azione condivisa. «Per capire come aiutare chi ha bisogno – ha detto – dobbiamo chiederci cosa intendiamo per benessere e come misurarlo». Il Pil (Prodotto interno lordo) è la misura per eccellenza della qualità della vita umana «ma è ormai dato per assodato che è un indice non veritiero, che spesso distorce la realtà a discapito di chi vive disagi importanti». Dunque come procedere? «Una possibile risposta, sicuramente non univoca  – ha detto la teologa – è quella di inserire nella misurazione della qualità della vita anche componenti filosofiche, spirituali, relazionali, del godimento dei diritti umani e, soprattutto, domandarsi ciò di cui gli individui hanno bisogno». Per Leal infatti occuparsi direttamente dei bisogni della gente «svela più di ogni altro indicatore le vulnerabilità delle persone e della società dentro la quale si opera».

2 febbraio 2024