Lotta all’usura: «Ripartire si può»

Presentato il rapporto della Fondazione Salus Populi Romani per il periodo 2020-2023. I dati del sostegno alle famiglie sovraindebitate: stanziati oltre 6,6 milioni di euro, a fronte di 812 richieste. Il peso dell’azzardo e della crisi post-pandemia

La Chiesa di Roma continua la sua battaglia contro l’usura e tende la mano alle famiglie sovraindebitate e rimaste vittime della criminalità. Famiglie che non riescono a far fronte alle spese quotidiane e finiscono nelle mani degli “strozzini” anche solo per pagare una bolletta. “Ripartire si può” non è solo il titolo del primo rapporto dell’attività della Fondazione Salus Populi Romani presentato oggi, 9 febbraio, alla Cittadella della Carità. Ma anche un vero messaggio di speranza evangelica. Si può davvero ripartire. Infatti, dal 2020 al 2023, grazie all’attività della Fondazione, sono stati stanziati oltre 6,6 milioni di euro. Le richieste arrivate sono state complessivamente 812, provenienti nel 75,5% dalla città di Roma. Di queste ne sono state soddisfatte 446 grazie al sostegno finanziario di cinque fondi, tra cui quello statale. Le altre risultano prese in carico e orientate verso altri servizi e interventi.

Questi alcuni dei numeri contenuti nel primo rapporto della Fondazione, istituita nel 1995 dalla diocesi di Roma grazie alla volontà dell’allora direttore Caritas don Luigi di Liegro, con lo scopo di offrire gratuitamente, all’intero territorio della regione Lazio, un servizio di orientamento, consulenza e aiuto ai soggetti vulnerabili che non possono accedere a forme di finanziamento bancario. Un supporto economico, ma anche e soprattutto umano. Che, come sottolinea nell’introduzione il presidente della Fondazione Giustino Trincia, non può prescindere da tre importantissime condizioni: «L’ascolto, purché profondo e non giudicante, la compassione, cioè la capacità di “patire con l’altro” e il servizio, cioè la messa a disposizione delle indispensabili competenze tecniche».

Attraverso l’analisi di 558 casi, il Rapporto mostra che sono 511 le richieste causate dalla presenza di un debito vero e proprio. Le altre 47, invece, riguardano persone che necessitano di un prestito per far fronte a costi imprevisti. Prendendo in considerazione entrambi i casi, sono 304 i minori e 1096 gli adulti che risultano coinvolti dal rischio di esclusione sociale causato da sovraindebitamento. Nel 34% hanno un’età compresa tra i 46-55 anni, mentre nel 29,4% risultano avere tra i 56-65 anni. Di questi, il 52% sono maschi e il 48% donne. E la maggior parte di loro (il 41,7%) hanno un lavoro a tempo indeterminato. In molti vivono in affitto (il 46,6%), mentre i proprietari di case sono il 40,9% (il 17,2 di questi con mutuo).

Numeri alla cui base si nascondono diverse ragioni. Per circa il 60% dei casi è solo una la causa di indebitamento, mentre ve ne solo almeno due nel 33,5% dei casi e anche tre nel 7%. Tra le cause spiccano quelle che hanno a che fare con il lavoro, come la perdita o la riduzione di reddito e le difficoltà che in molti incontrano nel portare avanti un’attività autonoma. Ma ce ne sono anche molte altre. Perché, come sottolinea nel Rapporto il vicegerente della diocesi di Roma Baldo Reina, quello dell’usura «è un fenomeno che non colpisce solamente il mondo dell’imprenditoria, ma anche molte famiglie con esposizioni debitorie neanche molto alte». Si finisce nelle mani degli “strozzini” per far fronte a una malattia, a un lutto, a spese legali, alla ristrutturazione della propria casa, alle conseguenze di una separazione o di un divorzio, alcune volte anche per organizzare il matrimonio di un figlio, per acquistare una nuova auto e per aiutare amici o parenti a loro volta in situazioni difficili. Sono in aumento anche i casi di persone che rimangono in ostaggio della criminalità per la dipendenza dall’azzardo, visto come una scorciatoia per risolvere i propri problemi economici.

Il Rapporto ha riscontrato la presenza, nel periodo 2020-2022, di 15 soggetti (di cui 7 pensionati) il cui indebitamento è correlato all’utilizzo di gratta e vinci, slot machine e lotterie istantanee. Il capitale medio dell’indebitamento dovuto al “gioco” è di 80mila euro. Un’emergenza già segnalata nel 2018 dall’Istituto superiore di sanità, che evidenziava la presenza di 1,5 milioni di giocatori problematici. Numeri ancora più drammatici se confrontati con l’esistenza di soltanto 160 centri di cura nel nostro Paese.

Inoltre, per molte famiglie il tutto è stato accentuato anche dalla crisi post pandemica. E anche a loro si è rivolta l’azione della Fondazione, che tra la fine del 2020 e l’inizio del 2023 ha erogato 373.344,94 euro per aiutare coloro che più hanno risentito delle conseguenze del Covid. Senza dimenticare chi, a causa dei debiti, non riesce più a sostenere le rate del mutuo, esponendosi al rischio di pignoramento immobiliare. Nel Rapporto emerge come la provincia di Roma (5,35%) superi per la seconda volta quella di Milano (3,53%) per maggior numero di esecuzioni immobiliari. Per far fronte al problema, sono stati sette gli interventi della Fondazione per aiutare chi stava per perdere all’asta la prima abitazione.

Uno scenario dal quale si può e si deve ripartire, anche attraverso dieci proposte lanciate dalla Fondazione, che non vuole solamente curare il problema, ma anche cercare di prevenirlo. Secondo la Fondazione, bisognerebbe ripensare la normativa di prevenzione e di contrasto del fenomeno dell’usura. Rafforzare gli strumenti di intervento a disposizione dei servizi sociali pubblici. Trovare soluzioni per garantire stipendi che rispettino la dignità della persona. Intervenire sul gioco d’azzardo, riducendo, per esempio, le fasce orarie di apertura delle sale da gioco. Promuovere una sana cultura della sobrietà negli stili di vita e nel contenimento del consumismo. Aprire l’accesso ai benefici dei contributi per l’affitto anche a coloro che perdono la casa di proprietà per effetto della vendita all’asta. Istituire un fondo speciale per salvare le case dalle aste immobiliari. L’auspicio finale della Fondazione è che, con l’arrivo del Giubileo, le imprese possano adottare dei piani straordinari di remissione o di significativa riduzione di quei debiti che colpiscono le fasce più fragili della popolazione.

9 febbraio 2024