«Preghiera e silenzio»: le coordinate della vita di monsignor Pasquale Silla

Le esequie celebrate nella basilica di San Giovanni in Laterano, presiedute dal nipote don Andrea Carnevale. Il sacerdote, parroco del Divino Amore dal 1975 al 2013, dal 2015 al 2020 era stato anche rettore della chiesa di Santa Caterina dei Funari

«Un uomo di preghiera e accoglienza, devoto all’incontro con gli altri». È il ricordo di monsignor Pasquale Silla, deceduto lunedì 12 settembre all’età di 85 anni, le cui esequie sono state celebrate ieri pomeriggio, giovedì 15, nella basilica di San Giovanni in Laterano, presiedute dal nipote don Andrea Carnevale. Canonico del Capitolo Lateranense dal 2017, il nome di monsignor Silla è legato al santuario del Divino Amore: qui fu parroco dal 1975 al 2013, rettore dal ’74 al 2013 e Commissario dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento e della Madonna del Divino Amore dal 1987 al 1997. Negli ultimi anni, dal 2015 al 2020, fu rettore della Chiesa di Santa Caterina dei Funari, nel centro storico di Roma.

«Obbedienza, preghiera e silenzio» erano i tratti distintivi di monsignor Silla, sottolineati durante l’omelia da don Carnevale. «Era immerso nella realtà che lo circondava, qualunque realtà gli si presentasse dinnanzi». Con commozione don Carnevale ha raccontato di come il suo ufficio fosse «sempre aperto e se qualcuno arrivava fuori orario lui c’era ugualmente». In più, ha continuato, «riusciva a parlare di Dio con una semplicità disarmante. Spiegava il Vangelo con una chiave di lettura sempre inedita, originale, mai banale ma accessibile a tutti. Nessuno andava via da una Messa senza aver capito la sua predica».

A ricordarlo con particolare commozione anche Luciano Agostini, suo collaboratore per oltre trent’anni e al suo fianco fino agli ultimi giorni. «Viveva costantemente nella preghiera – riferisce -, anche nell’ultimo periodo per lui molto duro fisicamente e psicologicamente, perché l’anzianità lo aveva portato, da due anni, alla Fraterna Domus di Sacrofano, dove si trovava bene ma soffriva la distanza dal Divino Amore». Proprio al santuario «è stato l’artefice di gran parte delle cose – spiega Agostini -, a cominciare dalla realizzazione del nuovo santuario, della Sala delle Grotte, del centro sportivo e del centro dedicato a don Umberto Terenzi», che fu il primo parroco.

Un ministero, il suo, «vissuto in totale abnegazione», anche per quanto riguarda le attività. «Era una vera fucina di iniziative, come la via crucis dei giovani e la vicinanza ai catechisti e ai gruppi scout». Don Pasquale «amava sempre dire “Ave Maria e coraggio”, come saluto alla Vergine e invito nel continuare sulla strada tracciata dalla Provvidenza», racconta sempre Agostini. E proprio quest’ultima è sempre stata «la luce che guidava le sue giornate. Aveva sempre fiducia di ricevere un aiuto». Come è accaduto con la realizzazione di alcuni progetti: il risanamento del borgo adiacente al Divino Amore, il casale di San Benedetto e una chiesa a cielo aperto, sempre al Divino Amore, «dedicata a Zefirino Giménez Malla», il primo beato di origini rom della storia. Il suo ultimo sogno, invece, «e speriamo di realizzarlo presto», conclude Agostini, era la rivalorizzazione dell’attuale chiesa abbandonata di Santa Maria ad Magos, nella zona della Falcognana.

16 settembre 2022