Le “baraccopoli” e i sogni negati dei più piccoli

Il punto della situazione dei minori rom in un convegno organizzato da Associazione 21 luglio. Urgente una «soluzione abitativa»

Il punto della situazione dei minori rom in un convegno organizzato da Associazione 21 luglio in Campidoglio. «Hanno una vita già segnata». Urgente «soluzione abitativa»

«Speriamo che sia la nostra casa a bruciare, così ce ne andiamo dal campo». Mentre vengono proiettate le immagini di un campo rom che arde, si vede una coppia di ragazzine che mostra alle telecamere la loro vita. Delle adolescenti che, mentre girovagano per la città, sorridono: sono soltanto due dei 20mila minori Rom che in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta nelle “baraccopoli”, termine scelto appositamente per evidenziare la gravità della condizione. È quanto denuncia l’Associazione 21 luglio durante il convegno “Figli delle baraccopoli. Restituire il sogno perduto”, che si è tenuto ieri, 21 novembre, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, in occasione della Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Aisha, la ragazzina del video, non ha potuto partecipare all’incontro perché abita a 16 chilometri di distanza: «Hanno una vita già segnata, dove sognare non è consentito. Nemmeno essere massaggiatrice o parrucchiera, come vorrebbe Aisha, perche le condizioni non te lo permettono», spiega il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla. Il sogno, filo conduttore e tasto dolente del rapporto presentato durante il convegno e intitolato “Uscire per sognare”, lascia ben impresso il contenuto della denuncia: un’aspettativa di vita di circa 10 anni inferiore alla media; esposizione a malattie infettive, infezioni virali, rischio di malnutrizione; accesso all’istruzione fortemente limitato fin dall’infanzia, dove in un caso su cinque il percorso scolastico non verrà mai iniziato, e solo l’1 per cento del totale avrà la possibilità di frequentare le scuole superiori. Se parliamo poi dell’università, le probabilità si avvicinano allo zero: «Viste le cifre, sono condannati anche dalla matematica», commenta Stasolla.

In totale infatti in Italia rom e sinti sono tra i 120 e i 180mila, di cui 35/40mila in emergenza abitativa, 7.500 dei quali nel comune di Roma, con 4.100 minori, e tutte le conseguenze sociali che si possono immaginare: sgomberi e allontanamenti forzati, matrimoni precoci, orfani bianchi, patologie “da ghetto”, fino al carcere minorile. «Ci sono tante promesse, continue, che non vengono mantenute» dice la senatrice del M5S Manuela Serra: «Per le politiche sull’infanzia l’attenzione che si ha è pari allo zero. Tuttavia per fare in modo che questi sogni si realizzino bisogna creare un impegno sociale e culturale, altrimenti non basta». E assicura: «La giunta attuale vuole lavorare seriamente su questo». «La situazione è peggiorata , dobbiamo dirlo con forza» prosegue l’assessore al Sociale Laura Baldassarre: «È necessaria una pianificazione, dobbiamo capire la loro situazione per valutare l’impatto delle nostre azioni». E conclude il presidente Stasolla: «Le politiche finora realizzate sono state insufficienti, vogliamo sperare che la nuova amministrazione possa dare risposte decenti. Ma ricordando che ogni progetto, in assenza di una soluzione abitativa, è destinato al fallimento». (Francesco Gnagni)

22 novembre 2016