«I leader europei dimostrino concreta solidarietà»

Nella solennità dell’Epifania, l’appello del Papa ai grandi della terra per i migranti delle due navi ancora in cerca di un porto in cui sbarcare. «Dio non sale alla ribalta del mondo»

Nel giorno dell’Epifania, in cui Cristo luce del mondo si rivela agli occhi di tutte le genti rappresentate dai Magi, Papa Francesco ha sottolineato in due distinti modi il ruolo dei grandi della Terra. All’Angelus è stato estremamente diretto, lanciando un invito ad accogliere i migranti che si trovano a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye: «Da parecchi giorni – ha detto – quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone»

Del resto, già durante l’omelia pronunciata nella Messa celebrata in San Pietro il Papa aveva stigmatizzato l’atteggiamento dei “grandi” della Terra all’epoca di Gesù: «Dio non sale alla ribalta del mondo per manifestarsi». Ascoltando la lista di personaggi illustri che detenevano «il potere secolare e spirituale» elencata dal Vangelo, «potrebbe venire la tentazione di “girare le luci” su di loro – ha detto il pontefice -. Potremmo pensare: sarebbe stato meglio se la stella di Gesù fosse apparsa a Roma sul colle Palatino, dal quale Augusto regnava sul mondo; tutto l’impero sarebbe diventato subito cristiano. Oppure, se avesse illuminato il palazzo di Erode, questi avrebbe potuto fare del bene, anziché del male. Ma la luce di Dio non va da chi splende di luce propria – ha proseguito -. Dio si propone, non si impone; illumina ma non abbaglia». E ancora: «È sempre grande la tentazione di confondere la luce di Dio con le luci del mondo. Quante volte abbiamo inseguito i seducenti bagliori del potere e della ribalta, convinti di rendere un buon servizio al Vangelo! Ma così abbiamo girato le luci dalla parte sbagliata, perché Dio non era lì. La sua luce gentile risplende nell’amore umile. Quante volte poi, come Chiesa, abbiamo provato a brillare di luce propria! Ma non siamo noi il sole dell’umanità. Siamo la luna, che, pur con le sue ombre, riflette la luce vera, il Signore».

«La luce di Dio va da chi la accoglie», ha aggiunto il Papa, ricordando che «per indossare l’abito di Dio, che è semplice come la luce, bisogna prima dismettere i vestiti pomposi. Altrimenti si fa come Erode, che alla luce divina preferiva le luci terrene del successo e del potere». Solo i Magi «vedono la stella in cielo: non gli scribi, non Erode, nessuno a Gerusalemme. Per trovare Gesù c’è da impostare un itinerario diverso, c’è da prendere una via alternativa, la sua, la via dell’amore umile. E c’è da mantenerla», come i Magi che tornarono a casa per una strada «alternativa al mondo» perché «solo chi lascia i propri attaccamenti mondani per mettersi in cammino trova il mistero di Dio».

La conseguenza pratica indicata dal Pontefice è quella di domandarsi se «a Natale abbiamo portato qualche dono a Gesù, per la sua festa, o ci siamo scambiati regali solo tra di noi». E «se siamo andati dal Signore a mani vuote, oggi possiamo rimediare». Con l’oro dell’adorazione, l’incenso della preghiera «bruciato» dedicando a Dio un po’ del nostro tempo e con la mirra della misericordia: «Il Signore – ha concluso il Papa – gradisce che ci prendiamo cura dei corpi provati dalla sofferenza, della sua carne più debole, di chi è rimasto indietro, di chi può solo ricevere senza dare nulla di materiale in cambio».

Tutto il contrario di Erode, che, come ha ricordato ancora il Papa all’Angelus, «ha paura di perdere il potere e non pensa al vero bene della gente ma al proprio tornaconto personale»: così il re, gli scribi e i capi del popolo «rappresentano quanti, anche ai nostri giorni, hanno paura della venuta di Gesù e chiudono il cuore ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno di aiuto».

7 gennaio 2019