Lazio, approvata la riforma del sistema educazione-istruzione 0-6 anni

Arrivato il via libera dal Consiglio regionale. Saranno costituiti poli per l’infanzia. Tra le novità, nidi aperti anche di notte e nei festivi nei luoghi di lavoro

Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, con i 28 voti favorevoli della maggioranza di centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, la legge sul sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia. Nessun voto contrario, 6 le astensioni tra FdI, Forza Italia e Lega. Non più il solo asilo nido ma un sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini e le bambine dalla loro nascita fino ai 6 anni di età, attraverso offerte diversificate e di qualità e il confronto e il coinvolgimento con le famiglie e le comunità locali.

Dopo 40 anni la Regione Lazio ha approvato la nuova norma che ridisegna il percorso formativo e di crescita di questa fascia d’età. Il testo, che ha ricevuto il via libera dall’assemblea regionale e ha come prima firmataria la presidente della commissione Istruzione, politiche giovanili e pari opportunità Eleonora Mattia (Pd), introduce diverse le novità e vede il Lazio prima Regione in Italia ad applicare il decreto legislativo nazionale sul sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia. Gli asili nido, i micronidi e le sezioni primavera (cioè il ponte tra il nido e la scuola materna) non saranno più intesi come servizi di assistenza sociale ma di istruzione, educazione, gioco e cura dei bambini. L’obiettivo è quello di avvicinarsi il più possibile al parametro europeo del 33% di posti coperti e arrivare a un progressivo abbattimento delle rette, fino a rendere i servizi gratuiti. Intanto, la priorità verrà data a tutte le condizioni di disagio economico e di maggiore bisogno (famiglie monoparentali, bambini disabili, orfani di femminicidio, bambini che vivono in case famiglia). La Regione, che ha finanziato la legge con 48,5 milioni di euro nel triennio 2020-22, fornirà sostegno economico alle famiglie in condizione di disagio socio-economico, con figli disabili e bambine e bambini in affido e che non utilizzano i servizi educativi a offerta pubblica per carenza di posti disponibili, concorrendo al pagamento delle rette di frequenza per i servizi educativi privati convenzioni e non convenzionati.

I servizi educativi saranno gestiti dai Comuni, che tra le altre cose, si occuperanno anche di definire i criteri per assicurare priorità nell’accesso ai servizi educativi a offerta pubblica, le tariffe degli stessi e i livelli di partecipazione (o esenzione) alle spese di gestione dei servizi da parte delle famiglie degli utenti. In più autorizzeranno e accrediteranno i servizi educativi, sia a titolarità pubblica sia a titolarità privata, realizzeranno attività costanti e documentate di monitoraggio e verifica del funzionamento dei servizi educativi per l’infanzia, assicureranno l’integrazione delle bambine e dei bambini con bisogni educativi speciali e definiranno le modalità di coinvolgimento e partecipazione delle famiglie in considerazione della loro primaria responsabilità educativa. Inoltre, attiveranno il coordinamento pedagogico del sistema integrato di educazione e istruzione, in collaborazione con le istituzioni scolastiche e i gestori privati, coordineranno la programmazione dell’offerta formativa, sulla base delle esigenze del territorio di riferimento, promuoveranno iniziative ed esperienze di continuità dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia con il primo ciclo di istruzione, faciliteranno e regolamenteranno la presenza degli organismi del terzo settore, con personale adeguatamente formato, nella gestione dei servizi educativi.

La nuova legge prevede l’istituzione di poli per l’infanzia (aree all’interno delle quali si trovano almeno un servizio educativo per l’infanzia e una scuola per l’infanzia) e introduce anche dei servizi sperimentali. Ad esempio “l’outdoor education”, cioè’ l’uso di fattorie, agriturismi, riserve naturali e parchi per accompagnare i bambini e le bambine nella crescita attraverso percorsi esperienziali spesso totalmente al di fuori delle aule. Inoltre, viene regolamentato il servizio sperimentale notturno e in giorni festivi, ancorato ai servizi nei luoghi di lavoro e alle specifiche e documentate esigenze lavorative dei genitori.

Invece, nell’ambito dei servizi integrativi, sono stati regolamentati i nidi domestici, comprese le tagesmutter, che possono accogliere fino a un massimo di cinque bambini fra i tre e i trentasei mesi in abitazioni private o in altri contesti di tipo domiciliare in possesso dei requisiti igienico-sanitari previsti dalla normativa vigente per l’abitazione civile e dei requisiti di sicurezza certificati nel rispetto della normativa vigente. Regole anche per gli spazi gioco, che accoglieranno bambine e bambini dai 12 ai 36 mesi affidati a uno o più educatori in modo continuativo in un ambiente organizzato con finalità educative, di cura e di socializzazione, e per i centri per bambini e famiglie, che riceveranno bimbi dai primi mesi di vita insieme a un adulto accompagnatore e offriranno esperienze di socializzazione, apprendimento, gioco e di comunicazione e incontro per gli adulti sui temi dell’educazione e della genitorialità.

Il rapporto numerico tra educatori (che obbligatoriamente dovranno avere un titolo di istruzione universitario) e bambini nei nidi verrà calcolato sulla base del numero totale degli iscritti, secondo il parametro di uno ogni sette bimbi. Nessuna videosorveglianza nelle strutture. Per prevenire e tutelare i bambini dal rischio di abusi, maltrattamenti e condotte inappropriate da parte degli adulti sono previsti un codice di condotta per gli operatori, degli strumenti di segnalazione e risposta in caso di sospetti, delle procedure di valutazione periodica dei rischi e un sistema di monitoraggio e valutazione complessivo nonché la formazione e l’aggiornamenti degli operatori sulla materia.

«Si attua finalmente il passaggio da servizio sociale a domanda individuale a servizio di educazione e istruzione a offerta universale nella misura in cui si amplia il raggio di azione della normativa – ha commentato Eleonora Mattia -. Il sistema integrato garantisce la continuità educativa, anche attraverso la costituzione di poli per l’infanzia, con un’offerta qualificata e all’avanguardia e individuando una serie di servizi educativi per l’infanzia, diversificati e adattabili alle esigenze di ciascuna famiglia e/o territorio, anche dando copertura legislativa a esperienze già avviate de facto»Per l’esponente dem si tratta di «una legge contro le disuguaglianze che rappresenta uno strumento essenziale e irrinunciabile del fare comunità, tenendo insieme bambini, ragazzi, famiglie e istituzioni. La legge sullo 0-6 è un vero traguardo che il Lazio raggiunge per una migliore crescita delle nostre bambine e bambini e per l’evoluzione della nostra società».

16 luglio 2020