L’Open banking, novità della rivoluzione digitale

Opportunità e semplificazioni con l’innovazione che ha ampliato le operazioni tradizionalmente “bancarie”, importante conoscerne tutte le implicazioni e gli strumenti di controllo

Il denaro, come abbiamo già detto in questa rubrica, si presenta sempre di più in forma di “dato” e non più soltanto come materialmente tangibile. Questa importante e progressiva innovazione ha permesso lo sviluppo di grandi sistemi informativi che, assistiti dalle tecnologie telematiche, hanno permesso l’espandersi di modalità nuove nella gestione dei conti bancari andando a sostituirsi quasi interamente alle abitudini di recarsi fisicamente presso la banca per effettuare le varie operazioni di prelievo, pagamento, disposizioni di investimento. Oramai, è possibile svolgere tutto o quasi attraverso il cosiddetto Home Banking, comodamente “da casa”. Negli ultimi anni a queste modalità si sono affiancate nuove possibilità per ampliare le operazioni tradizionalmente “bancarie” attraverso le innovazioni introdotte dal cosiddetto Open Banking (Banca aperta). In altre parole significa che le banche possono interagire con altre società di servizi non finanziari, dette “terze parti”, scambiando con esse informazioni al fine di consentirci di effettuare operazioni che abbiano a che fare con il nostro conto corrente.

Con il termine Open banking si intende dunque un ecosistema aperto e digitale che consente, anche senza la presenza di accordi prestabiliti, lo scambio di dati e informazioni, non solo finanziarie, tra gli operatori (bancari, finanziari e non) che ne fanno parte. Pur senza conoscerla attiviamo i processi di Open banking quando effettuiamo pagamenti online attraverso piattaforme informatiche diverse da quelle della nostra banca. Queste strutture informatiche interagiscono con i nostri conti, scambiando con i sistemi della nostra banca i dati necessari a farci concludere con esattezza e in sicurezza l’operazione che desideriamo effettuare. Pensiamo ad esempio al sistema di pagamento verso la Pubblica amministrazione, ai pagamenti online sulle moltissime attività di e-commerce (commercio su internet), ai pagamenti con carte ricaricabili o no.

Dal settembre 2019 anche in Italia l’Open banking è regolamentato con una legge che ha recepito interamente la direttiva europea sull’argomento. La Commissione europea ha imposto infatti alle banche di aprire a terze parti autorizzate i conti dei clienti e i dati in loro possesso, dando la possibilità di utilizzare gli apparati informativi delle terze parti per gestire le proprie finanze: dalle operazioni di pagamento, ai sistemi di interrogazione dei propri conti in un’unica applicazione. L’intento dell’Ue è stato di creare condizioni di parità e un ambiente bancario più democratico aumentando la concorrenza e l’innovazione nel mercato tra gli Stati membri, rafforzando al contempo protezione dei consumatori, imponendo la migliore sicurezza possibile nello scambio informativo. La direttiva europea a cui ci riferiamo va sotto il nome di PSD2 (Payement Sistems Directive 2) – il numero 2 indica l’innovazione rispetto ad una precedente – e regolamenta l’Open Banking introducendo tre nuove azioni di servizio rese fruibile da specifici attori.

Vediamoli da vicino: gli Aisp (Account Information Service Provider) sono fornitori di servizi con accesso alle informazioni sul conto dei clienti delle banche in grado di analizzare il comportamento di spesa di un utente o aggregare i dati da diverse banche in un’unica piattaforma; i Pisp (Payment Initiatin Service Provider) sono fornitori di servizi in grado di prelevare i soldi dal conto dell’utente e inviare un pagamento, previo consenso dell’utente; i Cisp (Card Issuing Service Provider) sono prestatori di servizi di pagamento basati su carta che permettono di sapere se sul conto del pagatore vi è disponibilità dell’importo richiesto perché la transazione vada a buon fine. Non vede quanti soldi ci sono sul conto dell’utente, ma fornisce solo risposta positiva o negativa al momento dell’operazione di pagamento.

La PSD2 dunque agisce per aumentare la competitività, per facilitare lo sviluppo del commercio online, per semplificare la gestione nel caso di più conti ma soprattutto per imporre la presenza di rigidi protocolli di sicurezza imponendo ai gestori dei servizi, approvati dall’autorità dei servizi finanziari, di verificare l’identità dell’utente e del servizio e i potranno utilizzare il sistema. Il futuro che ci attende ci renderà capaci di fare acquisti tramite social media con un solo clic, di pagare le bollette con un clic o di monitorare le spese pur avendo i soldi depositati in modo sicuro nel tradizionale conto bancario.

L’innovazione porta con sé opportunità e semplificazioni preziose ma, come ripetiamo sempre, vanno conosciute tutte le sue implicazioni e gli strumenti di controllo in nostro possesso. E, ricordiamoci, che per usare i servizi degli operatori terzi è necessaria la nostra autorizzazione, ed è nostra facoltà scegliere se avvalercene oppure no. Per saperne di più è possibile consultare la pagina web dedicata di Banca d’Italia. È inoltre possibile revocarne l’autorizzazione dal proprio internet banking in qualsiasi momento.

16 dicembre 2022