Nel nuovo libro di Spadaro, una lettura «a tu per tu» del Vangelo

Presentato “Una trama divina. Gesù in controcampo”, con la prefazione del Papa e il suo appello al mondo dell’arte. La regista Cavani: «Ciascuno è trascinato nella vicenda»

Non solo leggere e rileggere il Vangelo ma, di più, vederlo, “entrarci dentro”, sentendosi parte del racconto. È in questo che padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, vuole aiutare il lettore che si approcci al suo nuovo libro “Una trama divina. Gesù in controcampo”, per avvicinarsi poi in modo più personale al testo sacro. «Ho voluto restituire un Gesù fisico, che tocca e che è toccato – ha detto il gesuita, presentando ieri, venerdì, 26 gennaio, il suo ultimo lavoro nella sede editoriale della rivista della Compagnia di Gesù, a via di Porta Pinciana -. Vuole essere una lettura “a tu per tu” del Vangelo, senza troppi apparati esegetici, nella quale ho fatto più attenzione alla storia e alla geografia che alla teologia», senza la pretesa «di “catturare” Gesù ma lasciando la scena aperta, non conclusa» perché «è il lettore che cercherà di capire e di mettersi nella storia».

L’opera, edita da Marsilio, presenta una prefazione di Papa Francesco, che con parole chiare sintetizza da un lato la trama e la funzione del libro, dall’altro «ci dice che aprire i Vangeli è come guardare da una telecamera che ci fa vedere Gesù in azione – ha illustrato il moderatore dell’evento Andrea Monda, direttore de “L’Osservatore Romano” -, facendo poi un appello al mondo dell’arte, dicendo che abbiamo bisogno di genio e creatività per raccontare Gesù, che è la fonte e l’essenza a cui Spadaro ci conduce». Per questo al tavolo di presentazione del libro sono stati convocati degli artisti – registi e scrittori – ed è stato dato conto delle «prime risonanze che l’appello del Papa ha suscitato in un grande regista come Martin Scorsese, che ha scritto a riguardo una sceneggiatura», sono ancora le parole di Monda.

Che il libro di Spadaro si presti al cinema, ma non «per il solito racconto su Gesù», lo ha sottolineato anche la regista Liliana Cavani, che ha parlato dell’opera come di «un film girato non su pellicola ma per noi stessi, per la nostra mente» dato che «ciascuno è trascinato dentro la vicenda, restando se stesso, confondendosi tra la folla o, per chi è più ambizioso, riconoscendosi in uno dei dodici apostoli». Ancora, Cavani ha riflettuto su come una tale impostazione del racconto dei Vangeli «è una recita che si unisce alla vita, nella quale l’avventura di Dio si inserisce nella vita precaria dell’uomo», invitando «a partecipare al film e al suo farsi nella realtà, senza restare comodamente seduti a guardare, a vivere cioè il Vangelo» perché «il Vangelo o è reale o non è nulla». Anche Eraldo Affinati, scrittore ed educatore, ha notato come il testo «ci invita a fare una esperienza personale del Vangelo», leggendolo «come se fosse la prima volta che viene letto, sebbene non possiamo liquidare la tradizione esegetica dalla quale siamo inevitabilmente condizionati», perché in tal caso «vivremmo una esperienza spirituale sconvolgente e straordinaria». Inoltre Affinati ha colto nelle parole della prefazione del Papa – e nel suo «appello, non solo religioso ma anche antropologico, al genio e alla creatività per raccontare e mostrare Gesù» – la necessità «di superare un linguaggio catechistico per incarnare invece la Parola, per essere credibili». Infine la scrittrice Nadia Terranova ha colto nel Gesù presentato da Spadaro «un irregolare e un emarginato, per il quale non tutto è già scritto o pre-scritto», e dunque quasi un modello «per la nostra modernità abituata a polarizzare il pensiero. Gesù non polarizza, con lui c’è un reticolato di strade aperte, non la scelta netta solo tra due strade».

27 gennaio 2023