“Paolo VI e gli artisti”, mostra al Museo di Roma

Trenta opere sul rapporto tra Montini e l’arte. Il cardinale Comastri all’inaugurazione dell’esposizione organizzata dal Centro europeo per il Turismo e la cultura

Gli artisti sono evangelizzatori che si esprimono attraverso le immagini. Rendono l’annuncio di Gesù e il mondo dello spirito «accessibile e comprensibile». Durante il suo pontificato san Paolo VI, canonizzato da Papa Francesco il 14 ottobre scorso, strinse un intenso legame con l’arte contemporanea auspicando un riavvicinamento tra la Chiesa e «i custodi della bellezza nel mondo».

A questa “amicizia” è dedicata la mostra “Paolo VI. Il Papa degli artisti” allestita nel Museo di Roma. Inaugurata venerdì 7 dicembre è aperta al pubblico fino al 17 febbraio 2019 (per informazioni è possibile telefonare allo 060608 tutti i giorni dalle 9 alle 19 o consultare i siti internet www.museodiroma.it ; www.museiincomune.it). Promossa dall’assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, l’esposizione è stata ideata e organizzata dal Centro europeo per il Turismo e la cultura guidato da Giuseppe Lepore.

Le trenta opere esposte grazie anche al sostegno dell’università San Raffaele di Roma provengono dalla Fabbrica di San Pietro, dalla Collezione Paolo VI–arte contemporanea di Concesio (Brescia) e da alcune collezioni private. A Concesio, città natale di san Paolo VI, il suo segretario personale, don Pasquale Macchi, donò la collezione d’arte di Montini. Oltre settemila tra dipinti, disegni, incisioni, sculture, stampe, medaglie.

L’esposizione si apre con una scultura in bronzo di Francesco Messina raffigurante Papa Pio XII e conduce il visitatore ad ammirare i dipinti di maestri dal calibro di Renato Guttuso, Jean Guitton, Fausto Pirandello, Salvatore Fiume, Emilio Greco, Aldo Carpi e Giacomo Manzù. Nei quindici anni di pontificato Giovanni Battista Montini ha fatto riferimento al tema dell’arte per ben settanta volte.

«Obiettivo della mostra è far emergere questo rapporto straordinario che il Papa ha ricucito tra la Chiesa e l’arte», ha spiegato Antonio D’Amico, curatore della mostra, il quale ha ricordato l’omelia pronunciata da Paolo VI durante la “Messa degli artisti” celebrata nella solennità dell’Ascensione nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964, il Messaggio agli Artisti consegnato l’8 dicembre 1965, a conclusione del Concilio Vaticano II, nelle mani di Jacques Maritain, Giuseppe Ungaretti, Pier Luigi Nervi e Gian Francesco Malipiero e il discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione della Collezione di arte religiosa moderna nei Musei Vaticani il 23 giugno 1973.

«In mostra anche opere di artisti che si professavano atei – ha aggiunto D’Amico -. Renato Guttuso, per esempio, accogliendo l’invito del Pontefice realizzò un dipinto che rappresenta un uomo in croce che guarda le proprie sofferenze e la croce si trasforma in una svastica per sottolineare la fatica e la sofferenza di quegli anni».

L’opera preferita del cardinale Angelo Comastri, presidente della Fabbrica di San Pietro, è un olio su tela di Aldo Carpi che raffigura Paolo VI in preghiera nel Cenacolo realizzato in seguito al pellegrinaggio in Terra Santa che il Pontefice fece nel gennaio 1964. Per il porporato «le forme espressive dell’arte rendono il messaggio evangelico più vicino agli uomini». Ha rimarcato che Papa Montini era solito evidenziare «l’affinità esistente tra artisti e sacerdoti. Hanno entrambi la missione di rendere avvicinabile, comprensibile e commovente il mondo di Dio».

Il cardinale ricorda che l’8 dicembre 1965 in qualità di seminarista ebbe «la grazia» di servire la Messa per la chiusura del Concilio. «Quando Paolo VI consegnò il messaggio agli artisti nelle mani di Maritain – ha concluso – sembrava come se stesse affidando loro un seme da far germogliare».

10 dicembre 2018