Rinnovato il presbiterio della Chiesa del Gesù

Nuova disposizione con tre pedane (ambone, trono e altare) e una corona di metallo con funzione di ciborio. De Donatis: «Scelta di adeguamento per manifestare che la Chiesa è corpo mistico di Cristo»

La “Sacrosanctum Concilium”, la costituzione conciliare sulla liturgia promulgata da Paolo VI nel 1963, auspica che le chiese «siano luoghi sempre più idonei per consentire le azioni liturgiche e la partecipazione attiva dei fedeli, con una particolare attenzione alle opere d’arte poste al servizio dell’azione liturgica della comunità». Lo ha spiegato ieri sera, 14 giugno, il cardinale vicario Angelo De Donatis in occasione dell’incontro “La Chiesa del Gesù a Roma, dall’architettura tridentina all’adeguamento post conciliare”, organizzato per presentare il rinnovato presbiterio della chiesa madre romana dei Gesuiti, custode delle reliquie del fondatore dell’ordine sant’Ignazio di Loyola, a cui hanno preso parte anche il cardinale Luis Francisco Ladaria, prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, e l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.

«Per il cristiano il luogo di culto è il luogo privilegiato per l’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle – ha detto De Donatis nel suo intervento -, il luogo che richiama il mistero della risurrezione, anche quando non vi è in atto una liturgia», e per questo «la scelta di adeguamento del presbiterio non risponde solo a un’esigenza pratica ma al desiderio di manifestare che la Chiesa è il corpo mistico di Cristo». Richiamando poi l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco, «che invita a evangelizzare con la bellezza della liturgia», il porporato ha ringraziato «chi si è adoperato per realizzare questo progetto con un lavoro corale di istituzioni laiche e religiose, attente a rispettare il valore spirituale e artistico di questa chiesa, senza fratture con la tradizione precedente ma in perfetta continuità».

Della nuova disposizione del presbiterio con tre pedane a caratterizzare l’ambone, il trono e l’altare e una corona di metallo con funzione di ciborio ha parlato il progettista Marco Riso, ingegnere edile e liturgista. «Il criterio seguito per l’intervento di restauro – ha spiegato – è stato quello dell’equilibrio tra l’istanza storica e l’istanza estetica, puntando cioè alla conservazione dei valori e della cultura di questo luogo, nella fedeltà al valore dottrinale e alla spiritualità, pur nell’adeguazione alle moderne esigenze». Ha invece illustrato «le linee teologiche ispirative a cui ci siamo riferiti per questo tempo e per questa chiesa» padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e responsabile della progettazione liturgica dell’intervento di adeguamento. «Il criterio princeps è stato il numero 21 della Costituzione conciliare sulla liturgia – ha detto il religioso -, a partire dalla collocazione più avanzata dell’ambone, in prossimità dell’assemblea, per esprimere la vicinanza e la partecipazione del popolo di Dio, così come è stato avanzato l’altare, che è sia mensa del convito sia ara del sacrificio, perché il popolo sia nutrito, prendendo parte all’offerta che Cristo fa di sé al Padre». Ancora, la croce gemmata posta sopra all’altare e quasi abbracciata dal ciborio con funzione di corona, a ricordare «le cinque piaghe dolorose di Gesù, segno della sofferenza di Cristo ma anche della sua risurrezione», sono ancora le parole di Midili.

Infine, i ringraziamenti a quanti hanno operato per i lavori di adeguamento, resi possibili «dal mecenatismo della Fondazione Roma», da parte del rettore della chiesa dei Gesuiti padre Massimo Marelli, che ha ricordato il valore del luogo sacro quale «luogo distinto e separato dallo spazio profano che lo circonda», figura di «Gesù che è la tenda della Parola di Dio che diventa carne».

15 giugno 2022