Demolita la “leggenda nera” su Pio XII

In una conferenza all’Università Marconi il punto sul ruolo svolto da Papa Pacelli nella seconda guerra mondiale. Pubblicata da Riccardi l’autorizzazione ai conventi ad accogliere gli ebrei

«La “leggenda nera” possiamo considerarla ormai demolita: Papa Pio XII non è il Papa antisemita, non è il Papa filonazista, non è il Papa di Hitler. Gli archivi consentono di cancellare questa leggenda e di porre le tematiche da un punto di vista nuovo. L’apertura delle carte su Pio XII ci svelerà il funzionamento del meccanismo interno della diplomazia vaticana». Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università degli studi Guglielmo Marconi di Roma, riassume così, nel suo intervento conclusivo, il senso della conferenza internazionale “Pio XII e la seconda guerra mondiale: eventi, ipotesi e novità dagli archivi”, svoltasi ieri, giovedì 2 ottobre, nella sala delle Cerimonie del rettorato dell’ateneo. Incontro organizzato dalla stessa università in collaborazione con la Fondazione Pave the way, i Knights of Columbus e il Vicariato di Roma.

La «leggenda nera» iniziò a diffondersi negli anni Sessanta, con l’opera teatrale «Il Vicario» scritta dal drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth nel 1963, che rappresentava un Pio XII complice delle atrocità del nazismo. «Nella diplomazia della Santa Sede – ha proseguito Napolitano – per la prima volta il soggetto “essere umano” ebbe rilevanza internazionale nei comportamenti della collettività mondiale: vale per gli ebrei, vale per chiunque soffra per ragioni di razza, per i detenuti, per i prigionieri di guerra. L’orientamento e le scelte della Santa Sede vanno considerate tenendo presenti queste categorie». Decisivo, per confutare la tesi di un Pio XII filonazista, il libro di Andrea Riccardi, docente di Storia contemporanea all’Università degli studi di Roma Tre, “L’inverno più lungo. 1943-44: Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma”. «Negli anni Settanta – racconta il professore – ho sentito necessario ristoricizzare la figura di Pio XII. In quel periodo la posizione contro Pio XII era soprattutto il sintomo di un’opposizione contro l’autorità. Ma bisogna lottare contro la “leggenda nera”. Giovanni Spadolini diceva di Pio XII che “non è una figura adatta ai semplificatori, tutto luce o tutto tenebra. In lui confluiscono ispirazioni diverse”».

Documenti attestano come Papa Eugenio Pacelli indirizzasse la Curia negli atteggiamenti e nei gesti da compiere verso gli ebrei. «La novità del pontificato di Pio XII è quella di una leadership pubblica che propone ai vescovi modelli da seguire. Per esempio – ha proseguito il fondatore della Comunità di Sant’Egidio – sappiamo di una lettera con cui monsignor Roberto Ronca, rettore del Seminario Romano Maggiore, ringrazia il Papa dell’invio del grano». Evidentemente il Maggiore non ospitava solo seminaristi, in quel momento. «L’aiuto clandestino – ha concluso Riccardi – è un incrocio tra uno spontaneo movimento e le direttive del Papa. C’è una politica concordataria per nascondere la clandestinità, organizzata e voluta dalla base e legittimata dai vertici pontifici». Alla “leggenda nera”, ha detto Anna Foa, docente di Storia moderna alla Sapienza – si contrappongono gli aiuti dati dal Papa agli ebrei. Questo però non è bastato, non è stato recepito dal grosso pubblico o dalla storiografia. Prevale storiograficamente l’immagine di un’accoglienza voluta dal basso, dai parroci, e sconosciuta e ignorata dai palazzi pontifici. Queste tesi sono state demolite da Andrea Riccardi con la pubblicazione del documento di Pio XII che autorizzava i conventi ad accogliere gli ebrei. Sappiamo, per esempio, che a Roma a differenza di altre città come Firenze, non venne chiusa la Sinagoga e che ci furono aiuti agli ebrei, anche se scoordinati».

3 ottobre 2014