Il carcere di Rebibbia apre le porte alla Festa del Cinema

Tre titoli in calendario e uno spettacolo che è già sold out. Detenuti e pubblico insieme in sala per le proiezioni che iniziano il 16 ottobre

Tre titoli in calendario e uno spettacolo che è già sold out. Detenuti e pubblico insieme in sala per le proiezioni che iniziano il 16 ottobre

Una doppia regia, due prospettive e punti di vista che si alternano tra il palcoscenico di un teatro e le inquadrature di un film, per uno spettacolo che è già evento. Lo dicono i numeri: 350 prenotazioni esaurite in due giorni e altrettante destinate al sold out nelle prossime ore. Location d’eccezione: il carcere di Rebibbia e il Maxxi. Filo conduttore: la Festa del Cinema di Roma che per la prima volta importa un evento teatrale. L’auditorium dell’istituto di pena romano apre le porte al festival e si prepara a ospitare la prima europea di uno spettacolo in live streaming candidato a entrare nella storia del cinema e del carcere. Il palcoscenico è quello di “Cesare deve morire”, come anche gli attori-detenuti, il regista, Fabio Cavalli, che con il laboratorio rinchiuso ha ispirato i fratelli Taviani, e la produttrice, Laura Andreini Salerno per “La Ribalta – Centro Studi Enrico Maria Salerno” che da 15 anni diffonde e crea opere teatrali e cinematografiche di prestigio internazionale con i detenuti  del carcere romano.

La collaborazione tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e la Festa del Cinema di Roma trasforma l’auditorium del carcere in una sala del festival pronta ad accogliere tre titoli di primo piano: “Max Steel”, di Stewart Jendler, domenica 16 ottobre, dalle 16.30 (proiezione riservata ai detenuti e ai loro familiari); “Sole, cuore, amore”, di Daniele Vicari, lunedì 17 ottobre dalle 16.30; “Inferno”, di Ron Howard, martedì 18 ottobre dalle 20.30. Ingresso gratuito, necessario l’accreditamento (per informazioni: http://enricomariasalerno.it/?page_id=258). Ma è fissato a giovedì 20 ottobre, dalle 17, l’appuntamento più atteso del cartellone: “Dalla città dolente”, prima assoluta di uno spettacolo in live streaming che parte da un carcere, arriva in un museo e viaggia sul web, proiettando l’Inferno di Dante in full-HD, alla velocità della fibra ottica. Uno sforzo produttivo notevole e una macchina organizzativa che sfida i limiti del carcere, mettendo definitivamente al bando la parola “isolamento”.

«La novità di questo evento – spiega il regista Fabio Cavalli – è nella forma espressiva. Sul palcoscenico di Rebibbia ci saranno 6 telecamere che trasformeranno l’auditorium in un set e non documenteranno un evento teatrale ma lo faranno vivere in diretta. Ciò che lo spettatore del teatro vede a distanza, lo spettatore del Maxxi lo vedrà in macro: i volti degli attori, le cicatrici, i tatuaggi, la gioia e la sofferenza degli occhi saranno ripresi a pochi centimetri. Chi ama il teatro tradizionale può venire a Rebibbia. Ma chi vuole sperimentare una nuova forma d’arte andrà a vedere sul grande schermo del Maxxi cosa si prova a guardare cosa accade sul palco. Come fosse un film, uno spettacolo televisivo che in realtà è sudato, reale. Lo spettacolo ha la caratteristica della Tv perché le telecamere inquadrano in diretta ciò che accade sul palcoscenico ed è teatro perché avviene tutto lì, in quel momento».

Una doppia regia, con il pubblico di entrambe le sale che diventa protagonista.
«Sì – prosegue il regista -: c’è una regia teatrale e c’è una regia televisiva con le 6 macchine a spalla che il pubblico di Rebibbia vede in scena, mentre il teatro va in streaming. Non sono macchine appese da qualche parte e nascoste allo sguardo ma operatori che entrano nel vivo, nei volti degli attori, seguendo le emozioni. E anche il pubblico entrerà nello spettacolo: una macchina infatti riprenderà le reazioni degli spettatori che verranno inquadrati come parte dell’evento e, per questo, saranno invitati a firmare una liberatoria. Un operatore sarà presente anche al Maxxi per il saluto del pubblico agli attori e per permettere il dialogo tra le due sale. Tutto questo è reso possibile dal fatto che per la prima volta l’auditorium di un carcere, grazie alla collaborazione tecnica di Unidata Spa, è connesso attraverso la fibra ottica con l’esterno per uno spettacolo. Si tratta di un momento molto significativo, fortemente voluto anche dal Capo del Dap, Santi Consolo, che ha detto sì a questa ipotesi assolutamente innovativa: la connessione in fibra ottica delle carceri italiane con il mondo esterno, non solo per i servizi penitenziari ma anche nella visione di una casa trasparente come, secondo il presidente Consolo, dovrebbe essere il carcere».

Il cartellone degli eventi e lo spettacolo sono realizzati grazie alla collaborazione tra la Fondazione Cinema per Roma, il Dap e il Dipartimento di filosofia, comunicazione e spettacolo dell’Università Roma Tre, con l’impegno produttivo de La Ribalta – Centro Studi Enrico Maria Salerno.

Lo spettacolo. L’Inferno dantesco è la descrizione di un antico carcere. I suoi Canti sono carichi di orrore e di condanna per le crudeltà umane, ma anche di pietà per gli sconfitti e di sdegno per le vergogne dei potenti. I 20 detenuti protagonisti accolgono in carcere il pubblico della città che, a migliaia ogni anno, dai 14 anni di età in su, affolla la sala per assistere agli spettacoli. Sei telecamere e una regia in diretta portano lo spettacolo dall’auditorium di Rebibbia a quello del Maxxi (e sul web con sito dedicato). Detenuti di Rebibbia e pubblico del Maxxi, al termine potranno “parlarsi” grazie al doppio collegamento in diretta streaming: un dialogo fra il “dentro” e il “fuori” che non ha precedenti ed è reso possibile grazie al particolare permesso concesso dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Ma come è nata l’idea del collegamento streaming per gli spettacoli? «Volevamo consentire alle espressioni artistiche che nascono in carcere, e là sono relegate per motivi giudiziari, di essere fruite da un pubblico vasto – sottolinea il regista -, prima di tutto per il valore sociale che ha il fatto di poter incontrare il detenuto in quanto essere umano e artista. E poi perché questa forma di comunicazione che avviene in diretta, offerta al pubblico del Maxxi e del web, rappresenta una nuova forma d’arte che è insieme teatro, cinema e televisione. Nella mia prospettiva, questo tipo di metodologia comunicativa dovrebbe diventare un’ottava arte, che nasce da un carcere. Avviene già per i teatri degli altri Paesi, soprattutto in Inghilterra. Ogni anno al cinema vengono proiettati spettacoli che arrivano da Londra. Perché non farlo anche tra Roma e Milano? Qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Oggi tutto questo è consentito dalla banda larga. Si tratta solo di provare». (Teresa Valiani)

13 ottobre 2016