Al Columbus il secondo Covid-19 Hospital di Roma

La struttura già operativa a supporto dell'hub regionale Spallanzani. Anelli (Cattolica): «Schierati in prima linea». Il sindaco Raggi: «Grande impresa»

È nato nel giro di 10 giorni il secondo Covid-19 Hospital della Capitale: si tratta del presidio Columbus, adattato dalla Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs in accordo con la Regione Lazio, allo scopo di supportare l’hub regionale “Lazzaro Spallanzani” nel trattamento dei casi di contagio dal nuovo coronavirus. Ieri, 16 marzo, l’inaugurazione e il trasferimento dei primi pazienti: 21 in tutto quelli destinati alla terapia intensiva e 34 quelli per il reparto malattie infettive. A breve è previsto l’incremento di altri 43 posti letto proprio per le malattie infettive e pneumologiche; a fine mese ne arriveranno ulteriori 38 in terapia intensiva: «Si attende solo la fornitura delle apparecchiature, spiega il presidente della Fondazione Gemelli Giovanni Raimondi».

Gemelli Columbus Covid-19 Hospital COVID 2Già parte integrante dell’offerta sanitaria del Gemelli, prima dell’emergenza sanitaria in corso il Columbus era una clinica generalista con 240 posti letto. A rendere possibile l’adeguamento, privati, enti, fondazioni e aziende come Eni spa, che hanno donato in questi giorni consentendo, tra l’altro, l’acquisto dei respiratori. Ma anche medici, infermieri e personale tecnico e sanitaria, a cui va il grazie di Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli e preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono loro a fornire quell’assistenza specialistica per la quale, per ora, ci sarà una rotazione, precisa Raimondi, ma, annuncia, «prevediamo l’assunzione di 60 nuove risorse fra medici e infermieri».

Dalla Cattolica arriva anche la lettera indirizzata dal rettore Franco Anelli al personale sanitario che accoglierà i pazienti nel Columbus. «La destinazione a luogo specializzato per la cura di persone affette da Covid-19 vi schiera nella prima linea del fronte», scrive il rettore, per il quale «è un riconoscimento esplicito della qualità delle cure che il Policlinico ha da sempre erogato, della competenza ed efficienza dell’apparato manageriale e organizzativo e, soprattutto, è una conferma, l’ennesima, della incomparabile funzione sociale e di servizio che il Policlinico assolve, facendosi trovare pronto quando viene richiesto il suo contributo». Nelle parole di Anelli infine anche un ringraziamento ai giovani medici e infermieri da poco laureati che saranno impegnati nella terapia intensiva. «La gratitudine nei loro confronti è ancora più intensa e l’incoraggiamento carico, oltre che di ammirazione, di affetto».

Gratitudine è anche il sentimento che esprime il sindaco di Roma Virginia Raggi, a nome suo e di tutta la città. La prima cittadina parla di «una grande impresa al servizio dei cittadini, per la quale ringrazio il Policlinico Gemelli e le persone che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo in tempi così rapidi. Il mio pensiero – prosegue – va anche a medici, infermieri e a tutto il personale sanitario che lavorerà al suo interno». Uno «straordinario impegno», lo definisce Raggi, che «deve ricordarci che ciascuno di noi è chiamato a fare la sua parte, anche con piccoli gesti». Infine ancora un appello ai romani: l’invito a «restare nelle proprie case e  rispettare le indicazioni del governo».

A benedire i nuovi reparti della struttura, ieri, il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, che ha ribadito la consapevolezza dei sacrifici richiesti in quella che ha definito «un’ora suprema di sconvolgimenti epocali». Tutti, ha aggiunto, «siamo chiamati a contribuire nel migliore dei modi». A monsignor Telesfor Kowalski il compito di prendersi cura della spiritualità dei pazienti ricoverati. «Ci preoccupiamo di essere attenti e di usare tutte le protezioni come guanti, maschere e tute – assicura il sacerdote, da 25 anni cappellano negli ospedali capitolini -. Saremo presenti ma in maniera quasi invisibile. La tecnologia ci aiuterà perché su ogni piano sarà disponibile un telefono cellulare di servizio che consentirà ai pazienti di mantenere un contatto via whatsapp sia con i parenti sia con i medici ma anche con noi sacerdoti». E anche la Messa celebrata in cappella ogni giorno verrà trasmessa dal canale tv interno, per permettere a tutti i ricoverati di seguirla, «se vorranno». La tecnologia, insomma, aiuterà a rimanere in contatto, anche a distanza.

17 marzo 2020