Le religioni abramitiche e la reciprocità nel dialogo, per camminare verso la pace

A San Pio X l’incontro con il vescovo Galantino, Dureghello (Comunità ebraica di Roma) ed El Refaey El Shahat, imam della Grande moschea di Roma

Le tre religioni abramitiche sedute allo stesso tavolo per dialogare e riflettere insieme sul tema “Il sentimento religioso come via per la promozione della persona umana e per la costruzione della civiltà dell’amore”. Questo il titolo dell’incontro che si è svolto ieri, 21 febbraio, nella parrocchia San Pio X alla Balduina, con la partecipazione del vescovo Nunzio Galantino, presidente emerito dell’Apsa, di Ruth Dureghello, già presidente della Comunità ebraica di Roma, di El Refaey El Shahat Abd Rabout Rabou Issa, imam della Grande moschea di Roma, e del parroco don Andrea Celli, moderati da Monica Mondo di Tv2000.

«Qual è il sentimento religioso che ci permette di realizzare tutto ciò? Un sentimento che non addormenta l’anima e non fa perdere la passione per il Vangelo – ha sottolineato Galantino -. Quello che ci viene indicato dalla testimonianza del pastore luterano Dietrich Bonhoeffer e di don Milani». Perché «la parte più bella delle nostre esperienze interiori comincia quando il testimone di altri ci viene consegnato. Bonhoeffer ci insegna a conoscere Dio non solo ai margini della nostra vita, ma soprattutto al centro, attraverso un sentimento religioso che non allenti il legame con la terra e con le situazioni di vita più ordinarie», ha continuato il vescovo. Anche quella di don Milani «è una fede di un sentimento religioso che si fa spazio all’interno dell’umanità. Ma qualche volta ho la sensazione che nella nostra esistenza l’esperienza religiosa sia un’esperienza parallela alla vita, fatta di pratiche e di rituali svuotati di senso e significato, che non incidono la nostra carne, che non cambiano le nostre scelte quotidiane, così da rendere di difficile attuazione l’evangelico “Venite e vedete”».

Don Milani, così come Bonhoeffer, secondo Galantino, «ci consegnano invece il testimone di un’esperienza e di un sentimento religioso che si nutre della parola di Dio e dei sacramenti. E da questi attinge forza e motivazioni per sviluppare l’attitudine all’ascolto, per porre e porsi delle domande che siano degne della vita di una persona umana». Solo in questo modo «il sentimento religioso può contribuire alla crescita della persona e alla costruzione della civiltà dell’amore». Galantino, infine, ha sottolineato la necessità di una vera reciprocità nel dialogo interreligioso, per «camminare veramente verso la pace».

Un’esigenza indicata anche da Alessandro Tortorella, prefetto e direttore degli affari di culto del ministro dell’Interno, che in apertura ha sottolineato l’esigenza di «favorire il dialogo interreligioso». Messaggio, questo, fatto proprio dall’imam della moschea, che ha definito l’Islam una «religione fondata sull’amore, sul rispetto e sulla tolleranza». È necessario «riconoscere la libertà fondamentale degli altri», ha aggiunto. Invece sul sentimento religioso ha detto: «Aumenta la felicità e la stabilità tra gli individui e la società. Senza di esso vivremmo in un mondo vuoto. La sua assenza porta a una cattiva morale, alla rottura dei legami e alla cancellazione dei diritti. La vita ha invece bisogno di gentilezza, cura del prossimo e di grandi sentimenti umani», ha concluso l’imam.

Elementi messi in rilievo anche da Ruth Dureghello, per la quale il perseguimento del bene «è un tratto comune a tutte le religioni. È necessario andare incontro al bisogno e alla necessità dell’altro – ha rilevato -. Il nostro ruolo non è dominare, ma arricchire il mondo e valorizzare tutto ciò che ci circonda. La Torah ci insegna la via dell’amore, ma dobbiamo essere noi a intraprenderla». Dureghello ha concluso sottolineando che «la fede non genera odio, ma richiama al dialogo e a una convivenza ispirata all’accoglienza, alla pace e alla libertà in cui si impara a rispettare l’altro con la propria identità. Se il sentimento religioso può generare una civiltà dell’amore, deve essere basato sull’impegno di ciascuno di noi affinché quella civiltà e quell’amore sul quale vogliamo fondarci si realizzi davvero».

22 febbraio 2024