Pupi Avati racconta la storia di un matrimonio, il suo

Il regista all’Ateneo Regina Apostolorum, tra fiction e vita reale: «Ho tradito mia moglie, un grande errore. Ho voluto risposarla a 50 anni»

Il regista all’Ateneo Regina Apostolorum, tra fiction e vita reale: «Ho tradito mia moglie, un grande errore. Ho voluto risposarla a 50 anni»

«Dissi all’allora direttore di Rai Fiction: “Voglio raccontare la storia di un matrimonio che dura 50 anni”. Mi rispose “ah, ma allora è un film in costume”. La storia di un matrimonio così lungo oggi sembra impossibile, invece io quell’anno ne festeggiavo 46». Tra le risate del pubblico, Pupi Avati ha iniziato il suo racconto sulla famiglia, anzi, sulla sua famiglia, uno degli eventi speciali nell’ambito del XV corso estivo di bioetica “Famiglia, Vita e Società”, tenutosi all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum mercoledì 13.

Avati si è presentato come testimonial del progetto pensato per le scuole medie e superiori “Amare le differenze, per un amore che fa la differenza”, che il regista ha avviato con Giusy D’Amico, presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”. A scatenare la collaborazione, la fiction “Un matrimonio”, passata con successo da Rai1 nel 2013 alle aule dell’istituto comprensivo Taurisano di Lecce lo scorso autunno, sotto la guida della preside Maria Assunta Corsini, presidente del Forum provinciale dell’associazione delle famiglie.

La miniserie racconta la storia d’amore fra due bolognesi dal 1948 al 2005, anno delle nozze d’oro dei protagonisti. Una coppia che, superato il dislivello sociale prima e un tradimento poi, riesce a convolare e in seguito a mantenersi salda durante le traversie: «È stata un’esperienza magnifica perché mi ha permesso di unire due storie, quella dei miei genitori nella prima parte e mia nella seconda» ha raccontato il regista. Suo padre infatti è venuto a mancare molto presto, poi è passato al suo vissuto, a quando conquistò sua moglie, una delle ragazze più belle di Bologna. Un inizio inconsapevole, continua Avati, anche perché il cinema arriverà dopo il matrimonio.

«Vi sembrerà strano ma chi fa il regista cinematografico ha la misteriosa prerogativa di piacere alle ragazze – ha scherzato con una punta di amarezza -, me ne sono molto approfittato e dopo 7 anni di matrimonio e due figli ho messo su un’altra storia d’amore». Otto mesi di vita con un’altra donna, lontano da casa: «Andavo tutti i giovedì a trovare i miei figli, portavo loro un regalino, nel film si vede. Stavano appoggiati alla parete, i giocattoli non li aprivano nemmeno: stavo privando i miei figli di una figura paterna, stavo lasciandoli in una situazione che li avrebbe penalizzati », da qui la scelta di ricominciare: «Negli anni ho capito che ero tornato per lei, e che più stavamo assieme e più ci volevamo stare».

Avati ha voluto risposarla: «A 50 anni ho pensato che forse valesse la pena risposarci, ma nella consapevolezza, sapevo che questa persona che avevo di fianco era quella con cui volevo condividere le cose orrende e le cose magnifiche della nostra vita». Il tradimento è diventato così un’esperienza di crescita: «A volte le separazioni sono giuste, ma la maggior parte delle volte è colpa di infatuazioni momentanee e io suggerisco il ritorno».

Un ultimo capitolo, i figli: «Anche lì ho un’esperienza». Sposato e con due figli, Avati ha raccontato di aver avuto un terribile periodo lavorativo: «Mia moglie mi dice “sono incinta”. Cosa avrebbe fatto una persona normale? Mia moglie mi disse “non possiamo tenerlo” e allora cosa ho fatto? – ha continuato -. Sono andato dalla moglie di un truccatore, non c’era la legge sull’aborto, e le ho chiesto se conosceva qualcuno. È tornata e servivano 150 mila lire, ho raccolto i soldi e ci siamo preparati la mattina. Sono venute due donne per andare. Siamo saliti in ascensore, mia moglie mi ha guardato e si è messa a piangere. Ho dato le 150 mila lire alle donne e non siamo scesi. Otto mesi dopo è arrivato Alvise». Oggi la carriera del figlio, animatore, è degna di quella del padre: «Ha fatto Avatar, ha fatto Transformer, King Kong, Guerre Stellari, ha lavorato con George Lucas… abbiamo rischiato di non far nascere un genio. Questo per dirvi com’è fatta la vita».

 

14 luglio 2016